animati da profondo sentimento patriottico e consci delle necessità coloniali e marittime della Repubblica. Col Capitanato di questi due grandi cittadini si iniziò per Genova il periodo culminante della sua grandezza marinara. Oberto Doria, come scrive l’imperiale (1), era appunto l’Ammiraglio che era indispensabile avere a capo del governo in quel momento in cui il prestigio della marina era alquanto scosso sia per l’indisciplina degli equipaggi che per l’inettitudine dei Comandanti. Egli dimostrò di possedere una tempra eccezionale di uomo di mare e sotto il suo governo l’obbedienza divenne facile per tutti perchè originata dalla piena fiducia nell’abilità e nella fortuna di un uomo che la voce unamine considerava come il più adatto per reggere nelle sue mani il destino delle patria. Carlo D’Angiò, quando fu a conoscenza del colpo di stato avvenuto, si convinse che ormai nulla aveva più da sperare da Genova. Egli iniziò perciò trattative con Venezia desideroso sempre di assicurare alla sua casa il trono di Costantinopoli scacciandone i Paleologhi. Al raggiungimento di questo suo fine egli era sostenuto anche dal Pontefice desideroso di ricollocare sul trono di Bisanzio un Sovrano Cattolico. Carlo D’Angiò volendo vendicarsi di Genova tramò anche coi Fieschi e coi Grimaldi per impadronirsi del governo della città con una guerra che riteneva di vincere facilmente. Il 28 Novembre 1272 egli fece perciò arrestare tutti i Genovesi che si trovavano nel reame di Napoli ed in Provenza eccettuati i profughi guelfi e appena dichiarata la guerra fece allestire un’armata di 800 galere e si alleò con la Repubblica di Pisa. Oberto Doria non volle perdere l’iniziativa delle operazioni e fece uscire senz’altro in mare le 22 galere pronte, nominandone comandante Lanfranco Pignataro. Mosso l’Ammiraglio contro la Corsica occupò il castello di Ajaccio e si spinse poscia fino a Trapani ed all’isola di Gozo saccheggiandola. Entrato in seguito nello stretto di Messina vi catturò molte navi mercantili. Di là proseguì per Napoli e defilando davanti alla città, trascinò a ludibrio nell’acqua le insegne di Casa D’Angiò. La piccola squadra fece quindi ritorno a Genova. (2) Carlo D’Angiò aveva affidato il comando delle 15 galere di Provenza a Giovanni di Vivant ed a Guglielmo Olivieri. Le galere armate nel regno di Napoli e in Sicilia furono poste sotto gli ordini di Filippo di Toucy. Tutte queste unità ebbero ordine di muovere all’attacco di Genova mentre un’esercito al comando dei Vicari di Lombardia e di Toscana e nel quale si trovavano molti guelfi fuorusciti ebbe ordine di investire la città sul fronte di terra. Oberto Doria non si perdette d’animo ed appena furono in vista le navi nemiche, preso il comando delle unità presenti nel porto, uscì in mare sfidando il Toucy a combattere malgrado avesse di fronte un’armata di forza assai superiore. Ma il Toucy, che non aveva troppa (1) Imperiale — Opera citata — Pag. 179. (2) Annales IV — Pag. 167-168. 10