Malgrado le più pressanti insistenze, il Pesaro non riuscì a persuadere i Portoghesi ad aiutarlo nell’impresa. Alle insistenti richieste del Capitano Generale veneziano il comandante portoghese dichiarò che egli aveva ordine dal suo Re che non (1) « dovesse combattere citade nè muri per non dissipare l’armata che, « essendo il suq Re povero, non haveria da rifarla». Il Meneses, avuta l’assicurazione che la flotta ottomana non era uscita dai Dardanelli, lasciò Corfù dirigendo verso il Regno di Napoli, dove era atteso dagli Spagnoli che operavano in quelle acque. Il 10 Settembre, il Pesaro lasciò Corfù pensando sempre di tentare da solo la riconquista di Durazzo e perchè il nemico non fosse informato della sua rotta, diresse verso la costa di Puglia e si ancorò ad Otranto per predisporre ogni cosa necessaria all’impresa. Ma appena arrivato ad Otranto fu raggiunto da una galera recante la notizia che a Corfù era arrivata una numerosa armata francese e che era necessario di recarvisi subito per conferire con quel Comandante. 11 Pesaro fece perciò immediato ritorno a Corfù. L’armata francese era sotto gli ordini di Filippo di Cleves, Signore di Ravenstein, Governatore di Genova ed era composta di 4 navi, armate per conto della Repubblica di Genova, di 4 galere con Pregent di Bidoux fornite anche da Genova e di 10 navi francesi, alcune delle quali di grosso tonnellaggio. L’armata disponeva anche di un notevole contingente di truppe da sbarco. Considerato che la stagione era molto avanzata, tra il Pesaro ed il Ravenstein venne lungamente discusso circa l’azione da svolgere dalle due armate alleate e l’accordo non fu facile a raggiungere. Al Pesaro interessava molto una azione contro Durazzo, la Valona o Santa Maura, ma i franco-genovesi erano venuti in Oriente (come sostiene il Manfroni), coll’unico scopo di riconquistare Metelino, antico possesso di Genova. A ciò il Ravenstein era anche spinto dai Cavalieri di Rodi il cui Gran Priore D'Aubusson avrebbe visto con piacere sventolare in Arcipelago la bandiera di Francia. (2) Il Pesaro cedette quindi alle insistenze del Ravenstein ed il 7 Ottobre venne decisa l’impresa di Metelino avvertendo di ciò i Cavalieri di Rodi perchè raggiungessero in quelle acque l’armata alleata. Mentre si svolgevano queste trattative, il 6 Ottobre il Pesaro veniva nominato Procuratore di S. Marco, quale espressione della soddisfazione della Signoria per la condotta della guerra. E’ interessante quanto il Sanudo annota nei suoi D.iari circa il timore diffusosi nell’ambiente commerciale veneziano per la presenza di tante armate navali in Arcipelago, ciò che conferma quanto fosse generalizzata da parte dellle navi da guerra l’abitudine di assalire le navi mercantili a qualunque stato esse appartenessero. Egli scrive infatti: «li msrchatanti stavano in timor per queste armade che è sul (1) Sanudo — Diari — Voi. IV - Col. 1669. (2 ) Manfroni — Storia della Marina Italiana etc. Pag. 237. 132