saria per combattere il fratello di Re Azan che voleva impossessarsi del trono di Bulgaria. E’ logico ritenere che questa notizia fosse solamente un pretesto e che l’crdine imperiale di ritorno fosse stato suggerito al padre dal Porfìrogenito Michele che aveva appreso con profonda invidia i brillanti risultati della spedizione del Megaduca in Anatolia e temeva che la posizione del Megaduca a Corte si consolidasse sempre più a suo personale discapito. Il Di Fiore decise quindi di far ritorno a Costantinopoli e, lasciati piccoli presidi nelle località occupate, a piccole tappe percorse nuovamente la costa dell’Asia Minore fino a Cizico facendosi fiancheggiare durante la marcia dall’armata del D’Aunes che trasportava le provvigioni di vario genere ed il bottino conquistato. A Cizico il Megaduca s’imbarcò per recarsi a Costantinopoli dove giunse nell’autunno avanzato. Andronico non fece alcun cenno al Megaduca dei tentativi di usurpazione del trono di Re Azan e fece a lui assai lieta accoglienza, proponendogli di acquartierare le sue truppe a Gallipoli in modo da essere sempre pronto a partecipare ad eventuali azioni sia in Anatolia contro i Turchi che in Tracia contro i Bulgari. L’armata allora trasportò il corpo di spedizione a Gallipoli dove poco dopo giunse dalla Sicilia anche Berengario di Entenza con navi che trasportavano trecento cavalieri e mille almugaveri di rinforzo alla Compagnia. Il Di Fiore, desiderando consolidare sempre più la posizione dei Catalani, volle essere nominato Cesare dell’impero, dignità altissima che ormai da quattro secoli non era stata concessa ad alcuno. Egli volle altresì che Berengario di Entenza venisse eletto Megaduca al suo posto. Con la nomina a Cesare il Di Fiore diveniva una specie di Vice Imperatore ed otteneva una autorità superiore a quella dello stesso Principe ereditario Michele, che sentì sempre più crescere l’odio verso il fortunato avventuriero. L’inverno fu dal Di Fiore passato tra feste e banchetti a Galllipoli dove il Cesare si era fatto raggiungere dalla Principessa Maria sua moglie, ed aveva costituito intorno a sè una piccola corte. Come si vede il potere che i Catalani erano riusciti ad ottenere nellTmpero era immenso, ed era quindi assai probabile che essi avendo in mano l’esercito e la flotta, pensassero di sbarazzarsi dell’imbelle imperatore per instaurare sul Bosforo un nuovo impero Occidentale sotto gli auspici della casa di Aragona o di quella di Angiò. Questa eventualità deve essere stata considerata molto probabile dai Genovesi residenti a Galata che la prospettarono come cosa certa al Porfiroge-nito il quale non ebbe ormai altro pensiero che quello di liberarsi al più presto di quel nucleo di prepotenti mercenari e del loro Capo che tendeva a minare l’esistenza dellTmpero. L’apice dell’autorità e della potenza del Di Fiore fu raggiunto nella primavera del 1305 quando egli con pompa da Sovrano si recò 68