Giunta a Genova la notizia della morte del Doria, dell’arrivo a Venezia dell’armata di Carlo Zeno e della attività dei Veneziani intorno a Chioggia, venne deciso di inviare al più presto per via di terra sul posto Gaspare Spinola, e di armare altre 9 galere al comando di Matteo Maruffo. Dopo l’ostruzione del porto di Chioggia i Veneziani potevano riprendere sicuratamente la navigazione in Adriatico ed il Pisani ne approfittò subito per effettuare rifornimenti di grano dalla Puglia facendo scortare le navi da carico da reparti di galere. Uno di questi reparti nel Maggio 1380 fu sorpreso sulla costa pugliese dalle galere del Maruffo che lo annientarono. Il Maruffo proseguì quindi per Zara dove potè unire alle sue altre 15 galere ed il 6 giugno si presentò davanti a Chioggia. A varie riprese egli sfidò al combattimento l’armata avversaria «ricolmando — (il Pisani) — « or d’invettive, or di lodi, ora accostandosi al porto schierato in « battaglia, or ritirandosene» (1) ma il Pisani, al quale premeva più di tutto effettuare un’attacco generale contro la città assediata, non si lasciò allettare. Il Maruffo insistette ancora nella sua sfida ed il 15 Giugno il Pisani si decise ad uscire in mare per poter ptìi pensare esclusivamente all’attacco generale contro Chioggia. Egli schierò in battaglia 25 galere disponendole in modo da prendere il Maruffo tra la sua linea e il porto di Chioggia nel quale era pronto per uscire al largo il resto dell’armata veneziana. Il Maruffo allora, veduta la superiorità numerica dei Veneziani e convinto che l’esito del combattimento sarebbe stato fatale per lui, si allontanò dirigendo verso Ancona. Pòchi giorni dopo però il Maruffo ritornò a Nord ancorando a Porto Fossone dove sbarcò le sue truppe per aiutare quelle dello Spinola nel tentare la rioccupazione di Sottomarina. Riusciti vani questi tentativi gli alleati cominciarono a comprendere che l’ora della resa si stava avvicinando giacché anche i tentativi per far defezionare le compagnie di ventura al servizio della Serenissima erano falliti. Pochi giorni dopo tra i delegati di Genova e del Carrarese e Vettor Pisani si iniziarono le trattative per la resa della città. Il 24 Giugno la città si arrese. Nel porto vennero prese 18 galere in perfetto assetto. Tra le condizioni della resa vi fu quella che i prigionieri fatti nella città venissero distribuiti tra il Pisani ed i Comandanti delle Compagnie di ventura assoldate dai Veneziani. Al Pisani vennero consegnati quelli genovesi , che furono identificati facendo loro pronunciare la parola «capra» giacché nel loro dialetto la sostituiscono con quella di crava. Dopo la resa della città il Doge fece ritorno a Venezia. Vettor Pisani continuò nelle funzioni di Capitano Generale e Carlo Zeno lasciato a Chioggia al comando delle truppe terrestri per sgombrare tutto il territorio circostante dai nuclei nemici che vi si erano annidati. L’armata messa sotto gli ordini del Pisani era composta di 47 (1) Anonimo — Opera citata. 114