Narjaud de Toucy, l’altra della costa pugliese a Rinaldo Conte di Avella. Quest’ultimo, desideroso di compiere un’azione di sua iniziativa, pensò di sorprendere Augusta dove alcuni suoi emissari avevano ordito una congiura contro gli Aragonesi. L’azione dell’Avella riuscì pienamente ed occupata Augusta senza incontrare resistenza, egli proseguì nelle operazioni muovendo per investire Catania. Il Lauria era in quel momento lontano dalla Sicilia, perchè aveva dovuto recarsi sulle coste di Catalogna, di Valenza e delle Baleari per sollecitarvi gli apprestamenti navali. Giunto nella primavera a Messina seppe con profonda sorpresa dell’avvenuto sbarco degli Angioini. Con un’attività meravigliosa sollecitò l’approntamento della sua flotta per uscire al più presto in mare contro il nemico. Il Neocastro (1) scrive che egli passò dei giorni nell’Arsenale, colle braccia ignude, adoperando la mazza e il martello per approntare le galere, trascinando col suo esempio l’intero popolo di Messina che, lavorando giorno e notte riuscì ad allestirle in tempo brevissimo. Appena pronte esse furono equipaggiate ed il Lauria riuscì così in pochi giorni a prendere il mare recandosi a Catania per combattere le truppe dell’Avella. Il 12 maggio gli equipaggi siciliani sbarcati a terra riuscirono a ricacciare il nemico sulle navi che, passando a ponente della Sicilia, si diressero verso Napoli per raggiungere il reparto del Toucy. Intanto il Lauria ebbe da un confidente notizia che il Toucy stava preparando con tutte le forze riunite uno sbarco sulla costa occidentale dell’isola presso Marsala. Egli diresse quindi senz’altro verso il golfo di Napoli per incontrarvi l’annata nemica e distruggerla prima della sua partenza. La decisione del Lauria di muovere contro la base navale del nemico, sebbene arrischiata, fu certamente bene ispirata e rispondeva ai più saggi precetti della strategia navale. In tutti i tempi infatti i grandi uomini di mare quando dovettero difendere il loro paese da spedizioni oltremarine cercarono di battere il nemico nella sua base di partenza. Il Toucy era indeciso sul da farsi, comunque nulla fece per impedire il saccheggio e l’incendio di Ischia a di Procida. Il Lauria si presentò allora davanti il porto di Napoli trascinando nelle acque le insegne angioine e lanciando grida di scherno. Ciò indusse finalmente il Toucy ad uscire al largo. Egli aveva ai suoi ordini anche un reparto di privati armatori genovesi al comando di Enrico De Mari. Secondo lo Zurita (2) pare che nell’armata del Toucy si trovassero alcune galere veneziane, anche queste però dovevano appartenere a privati armatori. I cronisti del tempo nelle loro descrizioni della battaglia non permettono di formarsi una chiara idea del combattimento e da loro non (1) Neocastro — Opera citata — Col. 1125-26. (2) Zurita — Annales — Voi. I — pag. 226. 46