tre che tutte le forze navali dei barbareschi e le galere sfuggite alle ricerche del Mocenigo in Arcipelago avevano ordine di riunirsi davanti ai Dardanelli per facilitare l’uscita dell’armata di Costantinopoli e coadiuvarla poscia nella riconquista di Tenedo e Lemno. Il Molin aggiungeva che gli Ottomani avevano divisato, dopo ripreso Tenedo e Lemmo, di muovere contro Corfù per obbligare la flotta veneziana a lasciare TE geo, ritenendo che in tal modo sarebbe stato molto più facile di rifornire Candia di uomini e di quanto altro abbisognava e riuscire così a far capitolare una buona volta la capitale dell’isola. 11 Mocenigo ebbe in quel momento sotto le sue insegne 31 galere, 7 galeazze e 30 vascelli oltre a numeroso naviglio di minor importanza, complesso navale di primissimo ordine che dava pieno affidamento a nutrire le migliori speranze di feconde imprese. Lasciato il Canale di Scio agli ultimi di Giugno, l’Armata cristiana andò ad ancorare nello stretto dei Dardanelli, mentre quella ottomana a poco a poco si concentrava al di là dei Castelli sotto gli ordini del Capitan Pascià Mehemet Topal. Sulle due rive dello stretto erano acquartierate numerosissime truppe che, sotto il comando dello stesso Gran Visir Mehemet Ko-.prulii, dovevano al momento opportuno imbarcare sullo stuolo delle saicche preparato al di dentro dei Castelli e rioccupare Tenedo e Lemno. Durante i giorni di attesa il Mocenigo, il Bichi ed il Carafa si riunivano spesso a Consiglio per stabilire il piano di forzamento del Canale tanto desiderato dal Mocenigo. Siccome il Priore Bichi aveva avvito dal Pontefice la facoltà di alzare lo Stendardo della Chiesa, il Mocenigo più volte insistette presso di lui perchè egli si avvalesse di questa prerogativa, che gli avrebbe dato il diritto di prendere il Comando Supremo dell’Armata. Fu quindi convenuto che in caso di combattimento lo Stendardo sarebbe stato alzato. Il Mocenigo fu spinto ad insistere su questo punto dal pensiero che ciò avrebbe rinvigorito l’ardire degli equipaggi cristiani e depresso invece il morale degli avversari. Quando il 3 Luglio' venne osservato un movimento nella flotta nemica al di là dei Castelli, la Consulta decise si dovesse inalberare lo Stendardo; appena l’insegna sventolò a riva sulla galera generalizia di S. Santità essa fu salutata con tutti gli onori ai quali aveva diritto ed il Mocenigo si affrettò a recarsi a bordo della Reale Pontificia per ringraziare il Bichi «dell’honore aggiunto all’armi della Repubblica e « come di un divino soccorso apportato al medesimo tempo». Essendo l’indomani cessato ogni movimento e nella convinzione che non fosse tanto vicina l’uscita di Topal, ¡¿1 Mocenigo inviò il secondo Capitano delle Navi con 15 vascelli verso l’isola di Tino per cercar di venire a contatto colle galere nemiche in Arcipelago e coi vascelli barbareschi sfuggiti alle sue ricerche. L’8 Luglio l’Armata cristiana tentò di far l’acquata sulla spiaggia di Troia, ma le condizioni del tempo e le numerose truppe dislocate sulla spiaggia glielo impedirono. Il Mocenigo fu perciò costretto ad 172