schirazzi nemici, devastò le coste europee dell’Alto Arcipelago e l’isola di Tasso e passò poi sulla costa di Anatolia. Il 23 Luglio ritornò a Milo dove aveva dato convegno alle forze alleate. A Milo il Pesaro trovò infatti 3 galere e due navi dei Cavalieri di Rodi al comando del Cav. di Scaleghe, il fratello colle galere pontificie e Prégent de Bidoux con 4 galere di Francia. Discusse con gli alleati le azioni da svolgere; i Francesi ed i Cavalieri di Rodi chiedevano che tutta l’armata si recasse a Rodi per mettersi a disposizione del Cardinale D’Aubusson che doveva assumere il supremo comando. Ma Benedetto Pesaro dimostrò come fosse imprudente lasciare le acque della Morea allontanandosi verso Rodi e propose che si dovesse senz’altro procedere all’assedio di Santa Maura dove si annidava uno dei più infesti nuclei di pirati e dove era stato nominato sangiacco lo stesso Camalli. Il Vescovo di Pafo fece in modo che la proposta del fratello venisse accettata e si offrì di mandare a Rodi la sola galera di Cinzio Benincasa, anconetano, con i dispacci del Pontefice e la notizia della decisione presa. (1) L’armata fece rotta per Santa Maura, la cui fortezza che sorge nel punto più orientale dell’isola a minima distanza dalla costa epirota, fu assalita contemporaneamente dal nord e dal sud. Mentre il Pesaro si avvicinava all’isola scorse un barzotto veneziano di Francesco Pasqua-ligo assalito da 7 fuste corsare. Alla vista deH’armata veneziana le fuste si gettarono sulla costa in una insenatura vicino alla fortezza e gli equipaggi raggiunsero la città unendosi al presidio per la difesa; le fuste furono dai Veneziani date alle fiamme. L’indomani 23 Agosto la Piazza fu investita e si sbarcarono a terra le truppe e le artiglierie d’assedio. Malgrado l’accanita resistenza dei difensori ed i soccorsi pervenuti dalla costa dell’Epiro, la fortezza si arrese il 29 Agosto. Il Pesaro, mentre tenne prigionieri i soldati del presidio fu inesorabile contro i corsari. Il Capitano delle fuste e i vari graduati furono impiccati sulle mura e le ciurme furono passate per le armi. Furono invece messi in libertà gli schiavi cristiani trovati a bordo. Il Guglielmotti nella sua opera «I corsari e la Marina Pontificia dal 1500 al 1560» scrive che a Santa Maura il Pesaro fece appiccare il corsaro Camalli al quale egli attribuisce anche il nome di «Aichio». Credo però che il Guglielmotti sia caduto in errore e che abbia voluto riferirsi al supplizio inflitto a Milo all’altro corsaro Richi, che i cristiani chiamarono Erichi, Arichi e forse anche Aichio. Dell'impicca-zione di Camalli a S. Maura non vi è il minimo cenno nel Sanudo. Fino dalla metà di Giugno, quando il Pesaro era partito da Zante per l’Arcipelago, egli non aveva ricevuto più istruzioni da Venezia, dove invece nel mese di Luglio era giunto un messo del Sultano per iniziare trattative di pace alle quali il Senato era ormai favorevole, convinto che la Lega non avrebbe potuto portare ormai alcun efficace (1) A. Guglielmotti — La guerra dei pirati e la Marina Pontificia dal 1500 al 3560 — pag. 42 - Firenze 1876. 136