posto Lorenzo Marcello. Il Provveditore Barbaro Badoer ha lasciato una relazione del combattimento(1) dalla quale risulta che il Marcello, appena accortosi delle mosse dell’armata nemica, ordinò alle galere ed ai vascelli di salpare le ancore e di prendere immediato contatto col nemico. I vascelli iniziarono la manovra ordinata stringendo il vento più che potevano; ma ad un tratto il vento girò verso ponente favorendo la loro avanzata verso i Castelli. Gli Ottomani, sorpresi dall’inatteso cambiamento del vento che li obbligava a mettersi sui bordi per uscir dal Canale, decisero senz’altro di rinunziare al loro tentativo e di dar fondo in una insenatura sulla costa d’Asia poco lungi dal Castello d’Anatolia perchè ormai il Moce-nigo, seguito da altri vascelli, si era portato sopravvento in modo da impedire loro di rientrare tra i Castelli. II Mocenigo allora puggiò senz’altro sul nemico imitato dalle altre navi, dalle galere e dalle galeazze. La strage che i veneziani riuscirono a compiere fu assai grande. I vascelli ottomani, per sottrarsi alla cattura, si gettarono tutti in costa e soltanto poche galere, risalendo la corrente, riuscirono a sfuggire alla distruzione rifugiandosi dentro la linea dei Castelli. Dell’intera flotta ottomana si salvarono così soltanto 14 galere e tutto il rimanente andò distrutto o per incendio, o per investimento in costa. Cinque sultane, 13 galere e 5 galeazze in piena efficienza furono conquistate dagli alleati. Dell’armata veneziana si perdettero in seguito ad incendio propagatosi dalle navi nemiche in fiamme, i vascelli «Arma di Lech» di Vincenzo Querini ed «Arma di Nassau» di Faustino Da Riva. Il Mocenigo mentre combatteva con giovanile foga per distruggere quante unità nemiche poteva, rimase incagliato su un basso fondo. Ciò malgrado egli continuò a combattere, ma la nave, gravemente danneggiata ed incastrata tenacemente sugli scogli non potè essere liberata e si dovette darla aUe fiamme. Nel combattimento trovò la morte il Capitano Generale Lorenzo Marcello. Lazzaro Mocenigo colpito da moschettata in un occhio (2) chiese di far ritorno a Venezia per curare la grave ferita. Il Badoer rimasto interinalmente al comando dell’armata esaudì la sua domanda e gli concesse d’imbarcarsi sulla galera Capitana di Scio da lui stesso conquistata. (3) Durante il viaggio Lazzaro catturò una nave barbaresca carica di ricca mercanzia che si era avvicinata credendo la galera fosse turca. Egli giunse a Venezia il 1 Agosto rimorchiando la preda e recando a bordo numerosi trofei nemici presi nella battaglia. Il Damerini (4) critica vivacemente il Mocenigo per la sua andata (1) R. Archivio di Stato Venezia — Filza Nr. 7 — Prow. d’Armata. (2) Sul «San Marco» mori il Capitano Giorgio Dadich e vi rimasero feriti il luogotenente francese Erbert e Benardino Canale. (3) Il Brusoni scrive invece che il Mocenigo fece ritorno a Venezia sulla Capitana di Rodi. G. Damerini — Morosini. 162