«Compagnia Catalana» che compì tante imprese arditissime e che afFettuò tanti vandalismi sulle coste del Mediterraneo rendendone celebre e temuto il nome finché potè essere comandata da un uomo atto a sfruttarne le virtù ed i vizi. Il Di Fiore da questo momento della sua vita dimenticò il suo passato di cavaliere e la sua origine italo-germanica divenendo catalano in pieno. Egli si circondò di Catalani ai quali affidò sempre tutti i posti di comando più importanti nella «Compagnia» e sulle sue navi. Dopo cinque anni di vita da pirata il Di Fiore pensò di cambiare mestiere e volle partecipare alla guerra del Vespro che ancora si combatteva tra Federico Re di Sicilia e la coalizione angioino-argonese, sperando di riuscire cosi ad elevarsi ottenendo ricchezza e una posizione onorifica. Egli approdò perciò alla Catona sulla costa Calabra dello Stretto da dove Roberto D’Angiò dirigeva l’assedio ed il blocco di Messina. Offerti i suoi servigi all’Angioino, questi li rifiutò perchè, sapendo il Di Fiore esser scomunicato e pendente sul suo capo la minaccia del Gran Maestro dei Templari, comprese che il Pontefice non avrebbe mai permesso l’entrata in servizio del partito guelfo di un simile uomo. L’ex Templaro lasciata allora la Catona fece vela verso la Sicilia dove offrì i suoi servizi a Re Federico. Questi ben lieto di poter contrapporre a Ruggero di Lauria un uomo altrettanto abile e valoroso, accettò senz’altro l’offerta anche perchè della scomunica non doveva farne caso avendone egli stesso più d’una sulle spalle. Il Di Fiore si mise quindi senz’altro in mare corseggiando contro amici e contro nemici colla sola differenza «che agli amici rilasciava delle dichiarazioni da rimborsare alla pace». (1) L’Amari descrive il Di Fiore con queste parole : «era smisurato di « pensieri, di audacia nell’operare, rapace ma non crudele e largo do-« natore verso i suoi dipendenti del mal acquistato». (2) Per i suoi vizi e per le sue virtù egli ascese subito a gran fama tra i marinai di Re Federico che lo nominò Luogotenente in Sicilia del- 1 Ammiraglio Corrado D’Oria, membro del suo consiglio particolare e gli concesse il titolo di Barone, la Signoria Feudale dei Castelli di Trip e di Licata e le rendite dell’isola di Malta. Tutti questi onori concessi da Federico al Di Fiore sembra venissero accordati in seguito ad una fortunata cattura di quattro galere con un carico ricchissimo che egli offrì al Sovrano. Le imprese corsare che l’ex Templaro effettuò finché durò la guerra del Vespro si svolsero non solo nel Tirreno, ma anche nell’Jonio e nell’Adriatico. Sulla costa pugliese egli catturò infatti una grossa nave e dieci taride cariche di rifornimenti di ogni genere destinati agli Angioini. Sappiamo inoltre che nel novembre 1300 (3) una galera al coman- di) M. Amari — La guerra del Vespro (2) M. Amari — Opera citata (3) Libri comm. Repub. Veneta — Voi. V. N. 44 60