FRANCESCO CARACCIOLO Quando nel 1735 l’infante Don Carlo di Borbone salì sul trono di Napoli col nome di Carlo III, egli si prefisse di dare una vita completamente autonoma al suo Stato, che da oltre due secoli era stato considerato come una terra di sfruttamento prima dalla Spagna (1504-1707) e poscia dall’Austria. Per raggiungere questo scopo egli chiamò alla sua Corte il toscano Marchese Bernardo Tanucci che mise il Governo all’avanguardia del movimento riformatore in tutta l’Europa. Nel contempo il Re rivolse le cure più assidue alla Marina fino allora quasi del tutto dimenticata. Durante la dominazione austriaca essa era infatti costituita da pochissime unità a vela e da un numero irrisorio di galere male in arnese, comandate da uomini inetti ed equipaggiate con ciurme indisciplinate. (1) Ma quando Carlo III giunse a Napoli non trovò nemmeno questi pochi legni perchè il Marchese G. L. Pallavicini, che portava il pomposo titolo di Prefetto del Mare per l’imperatore, prima di lasciare Napoli, pensò di affondare quelli che si trovavano in cattive condizioni e di far partire per Trieste quelli in buona efficienza. (2) La Marina Napoletana nei secoli precedenti non era però sempre stata così trascurata. Al principio del secolo XVII essa aveva invece avuto una notevole efficienza specialmente durante il Vice Regno del Duca di Ossuna che si era proposto di renderla superiore a quella veneziana. A questo proposito è interessante lo studio fatto dal Manfroni sull’argomento. (3) Coll’andare degli anni però la decadenza si era accentuata ed infatti la Marina del Vice Regno fece soltanto una apparizione nelle acque di Candia nel 1645 senza partecipare a nessun combattimento e non si fece mai più vedere in Oriente negli anni successivi mentre Venezia continuava a lottare per impedire al Turco la conquista di Candia. Nemmeno durante la lunga guerra di Morea (1684-1699), nè durante quella di Corfù (1714-1718) la Marina del Vice Regno comparve in Arcipelago, malgrado partecipassero alle varie campagne le Marine Pontificia, Toscana, di Malta e perfino quella Portoghese. Nella sistematica lotta che le varie marine mediterranee sostennero per frenare la sempre maggiore audacia dei corsari barbareschi, la Napoletana fu sempre assente, ed in conseguenza, le avni di questi (1) Becattini — Storia del Regno di Carlo III di Borbone. (2) T. Carafa — Relazione della guerra degli anni 1734-35 (Archivio di Stato Napoli). (3) C. Manfroni — Vent’anni di storia della Marina Sicula-Napoletana — Rivista Marittima 1895. 181