dire ai Genovesi di spingersi fino a Venezia, era evidente che presto le galere di San Giorgio si sarebbero unite agli eserciti del Carrarese ed agli Ungheresi per stringer d’assedio la città. Mentre questi gravi fatti succedevano in Adriatico, lo Zeno era sempre a Napoli cercando di persuadere la Regina Giovanna ad allearsi a Venezia, ma quando giunse colà la notizia della disfatta di Pola, la Regina troncò ogni trattativa e lo Zeno lasciò Napoli, dove era riuscito a rinforzare la sua piccola armata con 3 galere di Aragona che il Senato era riuscito a noleggiare. )1) Lo Zeno non volle tornare in Adriatico e rimase fedele alle istruzioni avute in precedenza. Mosse perciò verso l’Alto Tirreno al pari di Scipione che «mentre Annibaie molestava i Romani in su le porte « di Roma l’esercito a Cartagine condusse». (2) Toccato Piombino e Livorno per aver notizie su quanto stessero facendo i Genovesi seppe che Pietro Doria era stato nominato Capitano Generale in sostituzione di Luciano e che egli avrebbe salpato da Genova con 14 nuove galere per recarsi in Adriatico ad assumervi il Comando. Avuta notizia che 6 galere erano all’ancora a Porto Venere tentò di attacarle, ma i Genovesi seppero abilmente sottrarsi al combattimento. Lo Zeno saccheggiò allora l’isola del Tino, entrò nel golfo della Spezia assalendone il castello e il borgo di Panigaglia e poi devastò altre località della Riviera. Ma mentre egli compiva questi atti di pirateria, Pietro Doria aveva lasciato Genova colle 14 galere navigando speditamente verso l’Adriatico. Carlo Zeno allora diresse prima verso Messina e poi a Modone per attendere in quel porto gli ordini del Senato. Nell’Adriatico Ambrogio Doria dopo la Vittoria di Pola si recò a Zara portando con sè i prigionieri, le galere conquistate ed il bottino e vi rimase quasi inoperoso nei mesi di Giugno e Luglio in attesa di essere raggiunto da Pietro Doria colle 14 galere di rinforzo. La titubanza di Ambrogio Doria nel portare subito dopo la vittoria la sua armata davanti a Venezia per attaccarla in unione agli eserciti di terra fu fatale per l’esito della guerra e siamo convinti che se egli avesse così operato, la capitolazione di Venezia sarebbe stata inevitabile. La inazione dell’armata genovese diede così modo ai Veneziani di prendere provvedimenti per resistere ad un attacco dal mare. Vettor Pisani venne chiamato a Venezia per essere sottoposto a giudizio. Il Senato Io incolpò «di trascuratezza nel prepararsi al con-« flitto, di immaturo consiglio nell’avanzarsi incautamente ed inciam- (1) Queste galere (Commemoriali — Libro Vili d. 61) avevano trenta balestrieri ciascuna. Il nolo fu per ognuna di 1200 ducati d’oro al mese. Le prede si convenne fossero di spettanza dei padroni delle galere ad eccezione dei prigionieri che sarebbero spettati alla Repubblica. (2) Jacopo Zeno — Opera citata. 109