età di Traù e che un reparto di minor importanza rimanesse nell’Aito dell’Adriatico per impedire ogni tentativo offensivo contro Venezia. Il Senato aveva fatto allestire anche altre 6 galere affidandole a Carlo Zeno perchè si recasse nel Tirreno a compiere azioni costiere sulla Riviera Ligure, sperando trattenere così in quel mare gli eventuali rinforzi che Genova avesse pensato di mandare in Adriatico. Allo Zeno, noto come abile diplomatico e assai conosciuto nelle varie Corti d’Europa, fu dato anche l’incarico di cercare di persuadere la Regina Giovanna di Napoli a concludere un’alleanza con Venezia. Anche Luciano Doria durante i mesi passati in Dalmazia riorganizzò la sua armata in modo che nella primavera essa era nella maggiore efficienza sia nei riguardi del materiale che in quello del personale. H Governo di Genova gli aveva inviato infatti l’ordine perentorio di effettuare l’investimento di Venezia appena la stagione lo consentisse in collegamento cogli eserciti del Carrarese e del Re d’Ungheria. Nella primavera il Pisani si recò davanti a Traù dove cercò invano di venire a giornata con l’armata nemica e poscia fece rotta verso Barletta dove era pronto un convoglio di viveri diretto a Venezia. Sulla costa davanti a Mattinata, mentre il convoglio venne sorpreso da un forte colpo di vento, il Pisani avvistò l’armata genovese. Le due armate non vennero però a combattimento e due delle navi da carico furono prese dal Doria che con esse fece ritorno a Traù. Il Pisani invece si diresse verso Pola. Nel frattempo Carlo Zeno senza esser visto era uscito dall’Adriatico e sulle coste di Sicilia aveva catturato ben 27 navigli genovesi carichi di grano che diede tutti alle fiamme. Egli passò quindi a Napoli dove iniziò le trattative con quella Regina. In Adriatico intanto si stavano maturando avvenimenti assai importanti giacche Luciano Doria comprese esser necessario disfarsi dell’armata avversaria prima di investire Venezia. Egli perciò cercò in tutti i modi di obbligare il Pisani ad uscire da Pola e prima lo sfidò davanti al porto senza risultato, poi si recò a devastare Rovigno, Grado e Caorle; ma il Pisani non si mosse perchè la sua armata aveva equipaggi poco allenati ed in numero troppo scarso. (1) Il Doria ritornò allora nuovamente davanti a Pola provocando in tutti i modi il Pisani a combattere. Questi, sebbene ritenesse di non dover accettare il combattimento, fu obbligato a convocare una Consulta perchè si prendesse una decisione. Dell’opinione del Capitano Generale non erano però nè i suoi Provveditori d’Armata Michele Zeno e Daniele Bragadin nè la maggioranza dei Sopracomiti. Sembra anzi che molti di questi avessero preso impegno coi loro equipaggi di persuadere il Pisani ad accettare il combattimento. La riunione tenuta sulla Capitana assunse un carattere drammatico, e vi fu chi accusò il Capitano Generale di non voler venir a battaglia «per viltà e codardia» (2) Davanti a questa atroce offesa che il Pisani ben sapeva (1) Anonimo — Opera citata. (2) Anonimo — Opera citata. 107