42 DIALETTO BARLETTANO I Verbi prendono per ausiliare il verbo avere; e come la lingua francese ha: l’ai ètè, il dialetto barlettano dice: j’agghid stata. Solo al più che perfetto, tanto nella forma transitiva come nell’ intransitiva, si usa il verbo essere, così : fnebbd stata, fuebba parlata, vddutd, santuta. II futuro alla prima persona termina in agghid, così : sta ragghia, av reggili a ecc. Il passato remoto alla prima persona singolare termina in ebbay es: avviebba, alla 3a etta, es: avetta. In generale i tempi più usati sono quelli dell’ indicativo. L’infinito di tutt’e tre le coniugazioni si forma sopprimendo il re finale italiano e accentando la vocale o secondo i casi facendo la degradazione del re in ja, es: parlèja vadèja, santja. Il sostantivo maschile si distingue dal femminile per mezzo dell’articolo oppure per la diversa pronunzia della parola. Così: m. u signarra; f. ’a signura m. u erapona ; f. ’a creipa m. u pacharona, u mugghiata; f. ’a pèeura. m. ii eaina; f. ’a caina ’A gatta resta femminile in tutti e due i generi. Nel dialetto meno colto tale importante fenomeno, unico forse nei territori romanzi, si trova persino in qualche plurale. Es: u ciucca, i cioccara - nacchia, occhiara. Nelle parole dialettali è assai comune lo scambio delle vocali e delle consonanti da quello che esse sono in italiano. -Lo stesso si dica del loro affievolimento e sparizione - Così si cambia: p in eh — piove, chiova.