8 LA DISFIDA DI BARLETTA poneva che in qualche prossima guerra gli spa-gnuoli li avrebbero dovuti mettere in prima linea contro i francesi e nel caso avessero preso la'via della fuga, gli spagnoli li avrebbero dovuti trucidare. Prese la parola lo spagnuolo Indico Lopez, lì presente, e affermò essere in Barletta gente italiana assai valorosa e anzi rintuzzò le offensive parole del francese, dichiarando che proprio nei giorni passati un italiano, Ettore Fieramosca, avendo chiesto di battersi coi francesi, ne ebbe un rifiuto. La Motte allora, vivamente punto nel suo amor proprio, promise che qualora in Barletta si fossero trovati soldati che avessero voluto azzuffarsi, i francesi eran pronti a farlo. Il Lopez communicò la cosa a Prospero Colonna e ad Ettore Fieramosca; il La Motte - andato in Ruvo - ai francesi. Di qui - a seguito di lettere scambiatesi - si stabilì che tredici francesi si sarebbero azzuffati con tredici italiani, in un campo neutro, fra Andria e Corato e propriamente nella tenuta di S. Elia, territorio di Trani, alla dipendenza della Repubblica Veneta. Il 13 febbraio dell’anno 1503 ebbe luogo la Sfida. Ecco come lo stesso anonimo di veduta descrive la battaglia e il trionfo degli italiani. « Li cavalieri Francesi si partirono in due parti, da una banda sette e da l’altra sei, e con impeto a tutta briglia andavano verso gl’italiani, li quali vedendo questo, cinque de loro diero sopra li sei Francesi e gli altri otto sopra li sette, e postesi le lanze alla resta, s’incontrarono, e per essere stato il spazio pigliato invalido spezzorno alcune lanze con poco o nullo effetto. Pure gli