79 MDXX, LUGLIO. 80 saglion d’oro rizo el soprarizo de reclinino inquartato, el cavalcando sovente se acostava a la Maestà del Re, et parlava con lui. El medemo faceva monsignor l’Armirajo, el qual era vestito de unosaglion d’oro et d’arzento soprarizo inquartalo, et imber-lato de certi frisi mollo richi, et recami, con bele zoje et perle a la bcreta, et havea atachato al colo con un richissimo sbalzo uno fischielo a modo de uno da comito, d’oro grando, che pafeva uno corneto, et adobato di zoje, che è la insegna di l’ollizio suo, et 49* la ligalura del ditto fischielo era atachato al sbalzo, havea un grosso carbon, che pareva ardesse, tanto era bello, et uno San Michiel, che è la insegna di l’ordene del Christianissimo, falla de zoje el perle de inexlimabel precio. El ditto era sopra uno cavallo bagio non mollo grande, ma tanto legiadro che con il penelo non se potria far el più bello, olirà che l’era richarnente fornito. Immantinente drielo al Re, seguitava lo illustrissimo ducha de Lauson suo cugnado, vestilo di oro rizato, sopra uno bello cavalo, acanto al quale, a banda destra, li ambasadori dii Papa. Apresso seguitava lo illustrissimo ducha di Lorena. Acanto a lui, pur a destra, lo ambasador de lo Imperniar. Seguitava poi el ducha de Vandomo, del sangue regio, acanto al qual, pur a parte destra come erano li soprascritti ambasadori, uno de li oratori veneti. Da poi vegniva monsignor di San Polo, zoè Contestabele de San Polo, fradelo de lo anteditlo ducha de Vandomo, et con lui era l’altro ambasador de Venetia. Seguitava poi monsignor de Roal et monsignor de Ludrech suo zenero, li qual andavano al paro per non si preceder l’uno a l’altro, et in mezo a loro vi era l’ambasador dii ducha di Ferrara. Da poi vegniva uno fradelo del ducha di Lorena, cum lo ambasador de Mantoa ; et seguitavano molti altri signori tutti vestili d’oro et d’arzenlo, chi ad una divisa et chi ad un’altra, et tulli questi erano rizi et soprarizi, el non era alcuno che havesse restagno semplice, che tulli erano rizati et ori tirati, de li quali ne era uno grandissimo numero. El tulli sopra belli cavali gajardi, sfozati et cum richiusimi fornimenti, et parea che lutti questi cavali andaseno baiando, slanzandosi in aere, che era cosa marave-gliosa. Ultimamente poi venivano a cavalo li arcieri de la guarda del Re, lutti vestili de la solila livrea de Sua Maestà, cum el soprascrito ordene, sonando sempre trombe, pifari, corneli et altri vari inslru-menti musici, che rendeano grandissima armonia. DO Uscita la Maestà dii Re cum quesla compagnia fuori di Ardre, a zercha hore 21, apresso la porla de fuori de la terra per la via che ’l Re haveva a passare, se havea posto per vederlo la Serenissima regina el la illustrissima Madama, con grandissimo numero de signore et principesse, et quando la Cristianissima Maestà fo davanti Madama, ussito fuori di P ordene, andò avanti a lei cum la bareta, et cum quella parlalo per spacio assai bono, sempre cum la barala in mano. Da la qual habulo la sua benedi-lione se aconbiatò, et datoli reverenlia, continuò el suo camino, et pian piano andò fina al locho di l’abochamento; et di continuo venivano de li signori et zentilhomeni anglici ad incontrar la Maestà Sua et honorarla, mandali dal Serenissimo re d’In-galtera. Medesimamente, Sua Maestà mandava altri signori el zenlilhomeni de li soi incontra a la Maestà del’re de Ingaltera. Cavalcando sempre, andava da le bande li capitani de li arcieri del Re con monsignor de la Tramoglia el monsignor de la Peliza, li qual coreano per la campagna a far relenir et star da drieto la brigata, che altri non venisseno che li deputali. Il locho dove li Re se doveano parlare è una valeta in mezo de do coline; sopra l’una de le quali, zoè quella eh’è da banda nostra se aflermas-semo nui, dove forno fati smontar da cavalo, et posti ad ordine in una tirata tutti li arcieri dietro a li altri come erano venuti. Da l’altra parte, sopra l’altra collina, se vedeva redute le gente del Serenissimo re d’Ingaltera, li quali veniano cum l’ordene infrascrilo. Prima erano li arcieri da cavalo, da circa 60, con li loro archi el freze, et questi erano la guarda dii Re, et quasi altratanti lo seguitavano, li quali erano dii reverendissimo Eboraeense, li zentilhomeni dii qual cardenal seguitavano lutti vestiti di veludo cremexin con catene d’oro al collo. Dietro a questi erano li trombeti, et poi veniva un bon numero di zentilhomeni ben in ordene, et bro-chali d’oro et d’argento, tulli con le sue catene, li quali havevano in mezo di loro li ambasadori per li gradi sui. Veniva poi la persona del Re con li soi 50' stafieri, che erano C, vestiti de veludo cremexin et d’oro; quelli dii Christianissimo erano d’arzento et veluto bianco. Sua Maestà era vestilo de arzenlo soprarizo, et haveva sopra la testa pene, al colo veramente uno coralo in loco di catena, tutto pieno di zoglie di una grandissima valuta, et oltra questo ne havea uno altro con el quale se haveva cinto, de gran precio. Cavalcava uno cavai bajo bellissimo con fornimenli simili a quelli dii re Christianissimo, et forsi più richo de Zoje. Dal lato mancho de Sua Maestà era il reverendissimo Eboraeense, cum due croce d’arzento avanti de sua reverendissima signoria, la qual era vestita di raxo creniesin. Segui-