e seguiti da un codazzo di parenti e di amici, tra cui la fidanzata, che si struggeva dalle lagrime, al pensiero di dover abbandonare per tre anni interi 1' eletto del suo cuore. Le novelle reclute cercavano di darsi coraggio cantando, ma il canto, invece d’incorarli, aumentava in loro la tristezza: Poch m * impilarla da la spada, Dal fuzil eh’ ai di puartà, Sol che puora bambinuta, Che mi tocia bandonà. (Poco m’importa della spada e del fucile che avrò da portare, solo di quella bam-binuccia che mi tocca d’abbandonare). * Nell’autunno del Sessantatre, dopo una strombazzata sbalorditiva, fatta a base di enormi manifesti murali attaccati tanto in città quanto nelle cittadine e nei villaggi, che facevano parte della vecchia Provincia di Gorizia, salì, in un pomeriggio domenicale, dalla Piazza Cattarini verso le nuvole, una bella mongolfiera, che portava un’ardita aeronauta, tale Mimi. L’avvenimento insolito attirò dalla provincia gran numero di curiosi, specie dalle pianure friulane, giunti nel capoluogo con ogni mezzo di trasporto, pur di poter assistere allo spettacolo che prometteva di riuscire emozionantissimo. La regina dell’aria vestiva uno sfarzoso costume a maglia guarnito con dei lustrini metallici, che la rendevano scintillante al pari di una stella. Costei, dopo aver dato il lasciate! agl’ inservienti, che trattenevano le funi di manovra durante il gonfiamento, mentre l’aerostato s’inalzava diede principio a degli arrischiatissimi esercizi al trapezio che pendeva dall’appendice del pallone, invece della solita cesta di vimini, facendo trepidare il cuore del pubblico. Ben presto l’ampia sfera, solcando il mare dell’aere Vincenzo Zandonati con strani ondeggiamenti, cominciò a decrescere agli occhi dei curiosi, poi spinta da un venticello si diresse verso il Monte San Valentino, sulle cui brulle pendici l’affascinante Mimi felicemente discese, con grande sollievo di coloro che stavano in orgasmo per la di lei sorte. Con la gente, venuta dal di fuori per quell’ occasione, si trovava pure il poeta Vincenzo Zandonati, al quale l’audace Mimi dovette lasciare un ricordo indelebile. Trovandosi costui, il dì dell’Epifania 1865, nella silente Aquileia, sua abituale dimora, lasciò libero sfogo ai più reconditi affetti suoi e rimembrando i lieti dì che furono, scrisse il seguente sonetto : A MADAMIGELLA MIMI DI GORIZIA Fui per innato istinto indagatore Dell’ opre immense che formò natura, Ed ammirai colmassimo stupore Quanto nel cielo, in terra e in mar figura. Questa in Mimi vid’ io raggiante stella Che illumina lo spazio, ed innamora Quel fortunato che s’ accosta ad Ella. Ma quel che più fè palpitarmi '1 core L’ aspetto fu d’ amabil creatura Emanatrice dell’ etereo amore Che tutto folce finché ’1 mondo dura. Rimembro con piacer quel dì quell’ ora Che m’ apparì fra le più belle bella, Nè scorderolla mai finch’ io non mora. 212