Ai fianchi della vettura vi era la scritta: Depart fromm Canal of Suez. In merito al Corso carnevalesco del 1873 la cronaca satirica goriziana osservava: «Corso superbo, numero immenso di carrozze che sarebbero arrivate a mezzo migliaio, qualora vi fossero comparse almeno altre 470. Grande getto di coriandoli ovvero pallini di gesso. La fabbrica nazionale s’ebbe un esito di 20.000 funti che vendeva, secondo l’avviso, per ¡stralcio del 10 per cento sul prezzo di costo, cioè a' soldi 20 il funto, mentre il gesso ne costa 4». * Fra i vari problemi, che conturbarono nel passato i sonni tranquilli dei solerti reggitori della pubblica cosa, fu anche l’approvvigionamento dell’acqua potabile alla città. Parecchi furono i progetti presentati dai tecnici, nella seconda metà dell’ Ottocento, per risolvere quel compito. Purtroppo essi erano sempre seguiti da una sequela di critiche, che degeneravano in oziose e biliose polemiche. La pazienza del cittadino, messa a dura prova, trovava il suo sfogo nel satireggiare o nel coprire di ridicolo chi doveva cercare la via d’uscita. Così per appunto, nel pomeriggio del Martedì grasso 1894, percorse le vie e le piazze della città un carro tirato da due robusti cavalli stiriani, dal quale venivano lanciati verso la calca innumerevoli foglietti col seguente componimento poetico : NUOVO CONGRESSO DI SCIENZIATI ALLA RICERCA D' ACQUA POTABILE Celebrità scientifiche Profondi talentoni Stan qui raccolti in cattedra A dir le lor ragioni ; E per meglio decidere La gran question del bere, Della Zuccona a tavola Si posero a sedere; A voti poi unanimi Risolser di mangiare Tanto perchè non dicasi Che non han nulla a fare Perciò qui sotto siedono Al lucculliano banchetto E quando tutto il Mersavez Avrà mutato letto, Forse sarà probabile Che il mangiar sia finito E che d’ acqua potabile Sia r uso sparito Intanto noi solleciti Guidiamo la barcaccia Che sui gran fiumi naviga Ma troppo in gran bonaccia Di questa calma perfida E’ meglio un temporale Invochiamo il diluvio Per 1’ altro carnovale. L’ equipaggio della Zuccona. Numerosi gruppi di maschere, più o meno decenti, seguivano i carri allegorici. In coda v’ erano dei mascherotti solitari, che per anni e anni non mancarono di fare la loro comparsa. Tra questi v’era Pietro Leban detto Pieri di Marina di Borgh Fazìxli (Via Formica), il quale s’insudiciava la faccia e le braccia con la fuligine e s’ adornava il capo con delle penne di uccello colorate in modo da sembrare quasi uno dei due mori esposti nelle vetrine della Farmacia Pontoni in Via del Rastello. Tra il pubblico e coloro che, sdraiati nei landau adorni di verde e di fiori, prendevano parte al Corso mascherato v’ era, come scrivemmo, una continua e ben nutrita battaglia a base di confetture, di fiori, di coriandoli e di serpentine filanti. Un altro tipetto era Menego ostrègher (Menico ostricaio), così soprannominato perchè vendeva ostriche delle lagune di Grado. Durante l’estate faceva il gondoliere a Venezia, vestiva sempre alla chioggiotta. Un anno comparve in Piazza Grande con una tuba in testa, che portava la seguente scritta: «11 mondo è bello perchè è svargiabile ». I ragazzi si gettavano tra i piedi dei passanti per raccogliere le caramelle incartate. Nell’ urto più d’ uno perdeva l’equilibrio e andava a baciare il manto stradale, coperto in quel giorno di un denso strato di fanghiglia colorata, grottesco belletto dell’effimero re della sfrenata gioia. . . . 35 3*