Valpolicella e il Conegliano. In lontananza si profilavano cupi i pini della millenaria Pineta di Belvedere. Dopo colazione la gente andava a raccogliere i fiori di limoma (il pardon di Barbano) per portarli a casa quale ricordo di quel Santuario. * Altri devoti preferivano di visitare il Santuario di Monte Santo. Questi si mettevano in cammino sul far del giorno e, raggiunte le due colonne, ai piedi del Santo Monte, facevano una piccola sosta. Poco dopo aver cominciato la salita trovavano a destra una sorgente d’acqua dove i pellegrini andavano lavarsi gli occhi, poiché, e lo dicevano tutti, quell’ acqua aveva la virtù di preservare la vista. Un’ altra piccola tappa veniva fatta dopo aver raggiunto la sella di Gargaro. L’ascesa continuava sino in cima al monte ; dopo brevissimi riposi nelle cappellette, dove i pellegrini di importanza... scrivevano a matita il proprio nome sotto le sacre composizioni, dipinte da Filippo Pich. Fendeva l’aria il suono delle campane, che i nostri vecchi così interpretavano : Sant’Juzef e Sant’Juachin, La Madona cui Bambin ! (San Giuseppe e San Gioachino, la Madonna col Bambino.) I Santi ricordati nel distico erano effigiati nella celebre ancona cinquecentesca del Santuario. A fianco della scalinata, che metteva alla chiesa, otto statue di marmo s’imponevano per la loro grandezza e per i loro atteggiamenti. L’interno, tutto ricoperto di pitture, aveva alcunché di maestoso. Sul-l’altare maggiore spiccava l’immagine miracolosa, donata, nel 1544 dal patriarca d’Aqui-leia Marco Grimani a codesto Santuario. Finita la Messa, la gente si riversava nell’ Osteria Al Nonzolo, tenuta da tale Ma-carovig, per sorbire la tradizionale scodella di caffè con latte, coperto da un denso strato di panna, e, per pappolarsi la grossa fetta di pinza. A detta di coloro, che se ne intendevano, era il migliore caffè con latte che si poteva avere nel passato in tutto il Goriziano. Sul piazzale v’ era una tettoia bassa sotto la quale dei mereiai ambulanti vendevano ricordi del Santuario, medaglioni di similoro (aur di Monsanto) con la scritta : « Ricordo del Santuario della Beata Vergine del Monte Santo», santini stampati su foglietti di celluloide rossa trasparente, che in allora costituivano una grande maraviglia, rosari di madreperla, crocette di osso intagliate con nel mezzo una minuscola lente, oltre la quale si ammirava il prospetto della facciata del Santuario, fischietti di stagno, in forma di galletti. Ci è dato di poter riprodurre, da un santino del 1793, l’antica orazione per impetrare delle grazie da quella Madonna miracolosa : Orazione alla Beatis.(sima) V.(ergine) M.(aria) di Monte Santo « O Santissima et Immaculata Madre di Dio: Plenipotenziaria dell’Altissima Trinità ! Io misero peccatore confidato nella pietà indulgente, che offeriste, a noi per quella semplice pastorella, a cui sul Monte Santo di Gorizia comparendo comandaste : Dì al popolo, che La Madonna del Monte Santo Da un’incisione del 1793 157