Su tal sii Luziva la luna, E pa la strada si viodeva Comi se fos Za fat grand dì. Lis stelutis simiavin Che paretìin luzorus, Comi boris impiadis Co gi sofia zora il vint. Ta ciarandis ridusàoin Flors e rozis in quanlitat, E pa Varia ciantusàvin I uselus comi d’instat. La so santa mari no üeoa, Ne panussa, ne panusel, Par scialdá il so frut ta stala Jara un bó e un azinel. I namai cul fíat scialdaüin II paron dal sil, da tiara, Che di dodis ain Piardut si jara E so mari lu serciaüa, Par ciatalu cai dotors A sbuziaigi i soi erors. E chist jara Gezu bambin, Par i nestri, prinsipi e fin. Siops ! Siops ! Siora parona l Posateria da cacciatore del 1795 Forchetta Dopo l’esclamazione augurale siops derivata dall’augurio romano si opes (si = piacesse al cielo, opes da ops — ricchezze, facoltà, beni, averi), che giunse inalterata sino a noi, i piccoli cantori ricevevano la strenna natalizia, che consisteva in un piatto ben ricolmo di pere, di mele e di noci. In certe case veniva offerta inoltre una piccola focaccia (pagnìit), simile per forma a una bombetta (pagnocùta), confezionata con una miscela di farine di granturco e di gransaracino, disseminato di zibibbi. Per chi non comprendesse il friulano gioverà la seguente traduzione libera della Pastorella. « Dinanzi a questa porta conduce 1’ angelo il buon pastore, per portare la lieta novella della nascita del Salvatore. Su nel cielo splendeva la luna e la strada era illuminata come di pieno giorno. Le stelle luccicavano da sembrare lucerne, quasi brace ardenti ravvivate dal soffiare del vento. Nelle siepi sorridevano fiori e rose in gran quantità; nell’aria canticchiavano gli uccelletti, come d’estate. La santa madre non possedeva nè fasce, nè fascette per avvolgere il suo bambino, e, nella stalla, non v’ erano che un bue e un asinelio per riscaldare col fiato il padrone del cielo e della terra. A dodici anni egli s’ era smarrito, e, sua madre, che lo cercava, lo aveva ritrovato seduto fra i dottori, mentre confutava i loro errori. Questi era Gesù barnbino, nostro padre, principio e fine ! Auguri! Auguri! Signora padrona!». Per 1’ Epifania si dava fuoco alle siepi e alla sterpaglia. I ragazzi saltando, oltre le fiamme guizzanti, gridavano : Pan e vin la lujanja tal ciadin ! (Pane e vino la salsiccia nel catino). Carte da giuoco del fabbricante Mengotti - 11 re di bastoni Le domeniche, da mezzodì al tocco, sonava la Banda civica nel Giardino pubblico. I bandisti indossavano una divisa di panno azzurro con mostrine e filettature bianche, colori del vessillo cittadino. Portavano altresì al fianco, per antica prerogativa, uno spadino che aveva l’impugnatura con delle incrostazioni di avorio. I concerti venivano tenuti di solito dinanzi la grande aiola centrale, dove fa ancora oggi bella mostra di sè la superba magnolia, proveniente dalla Campagna Barago, poi dei Pellegrini di Moncorona, dai fatidici tre colori, che per desiderio dei nostri vecchi pa-triotti venne trapiantata il giorno dieci aprile 1867. Codesto trapianto, eseguito dal fiori-cultore Eder, mise in subbuglio 1’ ultrasospettosa polizia austriaca nonché il rappresentante 4