(Air una il cane lavora, alle due si butta giù, alle tre fa il caffè, alle quattro fa il pazzo, alle cinque fa i panettoni, alle sei fa i cappelli, alle sette fa i berretti, alle otto fa cappotto, alle nove fa le prove, alle dieci si butta giù, alle undici sona l’agonia, alle dodici il diavolo se lo porta via.) Ogni gioco ha la sua stagione, anzi il suo mese, luglio però era il mese preferito dai ragazzi per darsi alla sfrenata gioia di quelli all’aperto. Di solito i giocatori si mettevano in circolo, e uno, scandendo le parole della filastrocca, batteva, al susseguirsi di quelle, la mano sul petto dei compagni per conoscere chi fosse stato preferito dalla sorte per iniziare la partita. Ecco alcune : Ai! Dai! Tico, taco, Comi il mus A, e, i, o, u ! Di Sacodai. Un gran mus, Ti, mi, raco, Ses propri tu ! Milus, pirus e còculis ; Cosùtis di che pisulis, Patafs e puins e scopulis ; Brocui cu la roza, Tenda, lus e sgiàrdula ; Gialinis cu la goza. (Mele, pere e noci, schiaffi e pugni e manrovesci; tinca, luccio e sgardola; zucche di quelle piccole, broccoli con la rosa, galline col gozzo.) La neo Ve blanda, Val tre, Val quatri, Che mangiava pan biscot, Val sent e sinquanta. Val sinq, Val sis, Che dizeVa : « O se bon ! Val un, vai doi, Val siet, vai vot, Tiera su chel pevaròn ! » (La neve è bianca, vale centocinquanta, vale uno, vale due, vale tre, vale quattro, vale cinque, vale sei, vale sette, vale otto, che mangiava pane biscotto, che diceva ; « Oh ! che buono ! Tira su quel naso ! » Angherli, bangherli, — Vinciatre! Peta barangheli, Par sunà Vangunia Va a Roma to pari ? Tichete, tachete, Se tantis fiestis ? Sciampa via ! Ci proveremo di dare un elenco dei giochi dei ragazzi e delle ragazze, per lo meno di quelli eh’erano più comuni sino al tramonto dell’altro secolo, facendoli seguire da qualche filastrocca, che di solito li accompagnava. Zuch di toro moro. Toro moro, La giata Ve sul coro, La giata l’è da bas, Disdrùma due i clas. (Toro moro, la gatta è sul coro, la gatta è di sotto, sparpaglia tutti i sassi.) Zuch di giata uarba. Giata uarba, Di velut ! Se jas piardùt ? — Jò, jai datada ! — Una guzela Jò, jai datada! Zuch di ociuta. Ociùta, ociuta aviarzimi, Se no ti moli un pet, Che ti butarà jù la daza 1 131