dall’ebbrezza, versarono il contenuto nella cassa dell’organetto e se ne andarono traballanti a smaltire la sbornia a casa. Ma quale non fu il loro stupore, allorquando svaniti i fumi del vino, s’avvidero che l’organino non dava più suoni... Il vino aveva guastato il cilindro sonoro della marcia Radetzky grazie all’ astuzia adoperata dal vecchio irredentista, la quale sparì così per sempre dal repertorio di quell’ istrumento, senza che perciò il Brass ne avesse a subire le conseguenze da parte della stravigilante polizia austriaca. * Il pomeriggio dell’ ultimo dell’ anno gli operai degli opifici cittadini, di quelli di Piedimonte e di Salcano, avevano libertà e si riversavano in massa a fare degli acquisti nelle botteghe. V’ era per Gorizia un viavai insolito, che preannunciava l’avvicinarsi d’una festa importante. I ragazzi andavano a frotte in Campagnuzza a giocare i cavalli, saltare oltre ai fossati lungo i margini della strada che conduceva al Passo della Barca, a nascondersi dietro le siepi nelle vicinanze della tintoria Moser e a sbandare le mandrie di tacchini, che gli ab tanti di Sant’Andrea pascevano, vicino allo stagno esistente alle porte di quella località. Tommaso, il ricciuto e simpatico caramellaio, che portava, su d’un apposito arnese di ottone poggiato al fianco sinistro, la dolcificata mercanzia quali i datteri, le viscide, ¡ croccanti, vuotava delicatamente le saccoce ai piccoli ghiottoni. Lo stecco di caramelle (caramei), costava due soldi e un soldo la stanghetta di croccante. Un certo Berlot di Piazzutta teneva a sua volta una lotteria ambulante ; la posta era un soldino, la vincita quattro dolci scelti a proprio piacimento, tra cui v’era anche il panpeppato (peverìn), allineati sul fondo di un cesto oblungo di vimini, eh’ egli portava sul braccio sinistro. * Verso notte uscivano da una casa, situata sotto la Riva del Castello, otto sonatori che tanti costituivano appunto la ben nota Armonia musicale goriziana. V’ erano tra i musicanti il Pelizon, i fratelli Men-gotti e lo Zitter. Costoro, senza fare distinzione di ceto, andavano a fare la serenata di fine d’anno a tutti quei tali, che li retribuivano con alcuni fiaschi di vino, bevuti sul posto tra una sonata e l’altra. Per la notte di San Silvestro le famiglie benestanti assoldavano un sonatore di pianoforte ; tra i più ricercati v’era il maestro Hoenig, oppure un concertista di fisarmonica che abitava in Cocevia. Dopo la cena lauta e succulenta si facevano i quattro salti tradizionali. La mensa e le seggiole venivano spinte verso le _ , , , pareti, dalle quali sorridevano i parlanti ritratti, dipinti Pendola dell orologiaio Luisi Breeant J i-" • T 11 ’J * tJi da Ciuseppe 1 ominz, e le languide nature morte del Malacrea e del Seculin. I vecchi padroni di casa, i nonni, s’ avanzavano arzilli onde aprire per primi le danze con la furlana e la monferrina, ballate con grazia e brio impeccabili. Tutti attendevano ansiosi il momento in cui la lancetta più grande dell’orologio a colonnine d’alabastro costruito da Luigi Bregant, avrebbe coperta la più piccola. Quando Michele Brass Da un dipinto ad olio 249