La comparsa in una via o in una piazza di Gorizia di un corteo nuziale faceva sempre accorrere la gente alla finestra o alla porta di casa, per assistere al suo sfilamento. Di questi cortei, ormai scomparsi, ne fa menzione già don Giovanni Maria Ma-russig nella sua Relatione del Contaggio della peste con la seguente annotazione, dell’otto febbraio 1683: «Le nozze al Solito de Contadini numerose et allegre andan al domo con lunga compagnia». * Nina - nana, bambinuta, Siara i Ooi e duar in pas. Nina - nana, biela fruta, La to mari ti jà in bras ! (Ninna - nanna, bam-binuccia, chiudi gli occhi e dormi in pace. Ninna -nanna bella bambina, la tua madre ti tiene in braccio). Prima di dire come si svolgevano anticamente le cerimonie nuziali goriziane, sarà bene di entrare idealmente sotto il tetto ospitale di una famiglia di agricoltori, supponiamo di una di quelle del Borgo San Rocco, dove noi passammo i più begli anni dell’infanzia, per metterci, dopo il saluto augurale: Felice notte, buona gente (Felissa gnot, buna int) l a sedere in cucina dietro il basso, ampio focolare. Ci mettiamo vicino al nonno, il vecchio padrone di casa (il paròrt vièli), che sta incurvando un brandello di ferro da falce, per farne uno sbucciapatate (curtìs par spelò patàtis). In uno dei calici di ferro battuto dell’alare v’è un boccale di maiolica (la majol-sisa), che l’arzillo vecchietto porta ogni tanto alla bocca per inumidirla con un sorsodi vino intiepidito. Davanti l’alare vi è un ceppo (soch), che serve di sostegno alla legna accesa sotto il paiolo, dove , a». •/ sta riscaldandosi l'acqua Jf®. Tflr®*- per la polenta. -ySÌÉtSBI vHif rBw La nonna, la vecchia Vt* À- TrVB padrona (la parona Vièla), ** V . '’•'ÌbWS seduta su d' una seggiola H bassa, dal sedile di paglia intrecciata, lavora all’arco-* M eKnB h »