Abbiamo narrato il fatto, perchè si veda, che il troppo zelo di rimettere V ordine, ha fatto nascere il vero disordine ; il che tutto non sarebbe avvenuto - se alla pubblica tranquillità vegliasse la nostra guardia nazionale e non militare straniero, ignaro dei nostri usi ». Una sdrondenada, cioè il concerto di lattoni, padelle, zufoli che si fa nelle nozze dei vecchi o dei vedovi, passata nella storia goriziana è quella per il matrimonio del tamburino comunale Pich. Il conte Taddeo Lantieri, che aveva permesso ai disturbatori di portarsi sul tetto del proprio palazzo in Piazza Sant’Antonio per inscenare quel frastono agli sposi che erano andati ad abitare nella vicina casa del Cravagna, chiamato dal podestà per renderne conto di quella concessione gli rispose : che le vecchie usanze goriziane vanno favorite e rispettate. Quella cagnara durò ben otto notti ! Il sedici novembre 1864 la domestica dello speziale-poeta d’Aquileia, si univa in matrimonio col proprio damo. Lo Zandonati, sempre pronto a versificare, non lasciò scappare l’occasione per improvvisare due epitalami, in cui, oltre a tessere le lodi della serva ideale, che così appunto dovette essere tale Mènia Zorzìn, ci ricorda delle vivande e dei lavori donneschi di una volta. « Nello sposalizio della nostra domestica Domenica Zorzìn con Luigi Stabile - Scherzo improvvisato. Quando ritrovomi Non sentì 1’ animo Non v’ ebbe simile In compagnia Giammai propenso Cuoca sì brava Dell’ inclinevole A condiscendere Quando gl’ intingoli All’ allegria, Con suo consenso, Ci preparava. Anch’ io partecipo Ove un sol dubbio Facea pastiglie, Del suo contento, Facea barriera, Facea polpette, E quasi giovane Ove la splendida Sempre gradevoli Tornar mi sento. Virtù non v’ era. Sempre perfette ; Oggi che il Stabile Riguardo debito Sapea componere Sposa Zorzina Mostrò a’ padroni Pinze pasquali, Nostra domestica S’ anche bisbetici Che neanche in Udine Buona donnina, O brontoloni, Si fanno uguali; Tacer non voglio E compativali Facea benissimo Come un minchione Considerando La peverata, Nè malinconico Che ognun s’intorbida Delicatissima Starmi in cantone. Di quando in quando. Ogni frittata, Due lustri scorsero Coi nostri bamboli Ben cotta e tenera Ed anche più Usò pazienza La polentina Che fedelissima Ed adoravali Di grano turcico Sempre ci fu ; Invan sedussela Bugiardamente A noi di toglierla Cattiva gente ; Prudente e savia Amando il vero Scopria le astuzie Del menzognero ; Ammiratissima Per onestà Trattò gli estranei Con dignità, Senza discendere A confidenza Con chi alle smorfie Dà consistenza; Di preferenza, Chè allor che nacquero Li ebbe ninnati Lor diede il pabolo Dopo slattati ; Qual madre tenera Li ha sorvegliati, E dal pericolo Li ha salvati. Nata peli’ordine E pulizia Ha messo in opera L’ economia, Quando apprestavansi Delle vivande Che il prezzo insolito Pareale grande. 0 saracina ; Facea finissimi 1 tagliatelli Come il filaccio De’ ragnatelli. Sapea il specifico Ch’ è fra’ secreti, Di fare gli ottimi Strangolapreti ; Con uova e zucchero Qual gelatina Facea gratissima La rosadina, Che riescivale A meraviglia Perchè aggiungevale Della vaniglia. 225 15