il carro, le rote ed il timone. Sulla crociera di quest’ultimo era legata una gallina viva, dal piumaggio bianco le con ali spiegate, simbolo della fecondità. Sul carro si trovavano i cavalletti, con il pagliericcio a due piazze, e, sopra di questo, il materasso di lana bianca comperata a Palmanova, due paia di lenzuola, una coperta di lana a scacchi gialli e rossi, e una coperta rossa imbottita, foderata di stoffa celeste. 1 due guanciali, segnati col monogramma intrecciato degli sposi, erano disposti sopra la cassapanca di noce, che aveva Recipienti di rame del Settecento delle tarsie policrome di fiori oppure di uccelli stilizzati. Nella cassapanca si trovavano i vestiti e la biancheria personale della sposa, tra cui le sei camice, che la madre della sposa (madona) riteneva fossero più che suffìcenti in considerazione che : una si lava, e una si met e che altra si la impicia sul stech (una si lava, una s’indossa e l’altra si appende sullo stecco); quattro asciugamani - anche questi superflui, perchè giusta l’opinione popolare per asciugarvisi poteva servire benissimo il rovescio del grembiule; - un abito di rigatino, uno di bavella e un altro di fru-stagno. Il carro attraversava la città verso mezzodì, all’ ora che v’ era maggior affluenza di gente per le strade, e ciò per ostentare in pubblico le dovizie della sposa. Nella stessa settimana la sposa faceva le visite di prammatica ai parenti e ai conoscenti offrendo in tale occasione una ciambella speciale (colàs di nuvissa), ornata di fiori di zucchero colorato e di confetti inargentati. Ne riceveva in contraccambio parecchi talleri oppure un regalo in natura. * Ed ecco finalmente giunto il tanto sospirato giorno degli sponsali. Il corteo nuziale si componeva per lo più di trentadue persone appaiate. Veniva aperto dagli sposi che erano seguiti dai compari (comparis di anèl), dai paraninfi e da altri conoscenti. La sposa indossava un abito confezionato con otto teli di seta di colore cenerino cangiante, e portava sul davanti un grembiule celeste con due nastri pendenti ai fianchi. Dagli orecchi le pendevano gli orecchini d’oro da zecchino fatti a chioccia, lunghi a tal punto di giungere quasi a toccare le spalle ; le cingeva il collo una collana di granate rosse con una croce di filigrana d’oro, che le si poggiava dolcemente sul petto. In testa portava il velo nuziale bianco e ricamato (la ruta); tra i capelli, sopra la fronte, aveva un mazzolino di fiori artificiali preparato dalle monache di clausura del Convento di Santa Orsola. Le ornava il petto un mazzolino di fiori freschi, i quali, a seconda della stagione in cui avveniva il matrimonio, potevano esser di basilico, di reseda, di erba rosa, di gerani o di garofani. Lo sposo, se del Borgo San Rocco, aveva un cappello a larghe tese, se era invece della località alla Bianca o dello Zingraf portava un cappello a pan di zucchero, una giacca bianca di cammellotto che gli giungeva sino ai fianchi, panciotto di flanella rossa, calzoni neri con la brachetta sul davanti, legate con una cordicella e fermate ai ginocchi da una fibbia, calze bianche e scarpe con fibbia d’argento. I compari e le comari, i paraninfi e le paraninfe, indossavano delle fogge analoghe, con la differenza però, che le donne sposate, eh’ erano nel corteo e che in questa occa- 221