La sera del primo novembre i nostri vecchi, dopo aver avuto per cena 1' insalata indivia condita col lardo soffritto e le castagne (balotis) lessate, si mettevano a pregare il Santo Rosario e il Deprofundis davanti l’immagine della Madonna di Monte Santo. Sul canterano ardeva in un bicchiere un lumicino (luminili), in suffragio delle anime dei trapassati. Terminate le preghiere, tutti prendevano posto dietro al focolare per rammentare i poveri defunti, tra un gotto e l’altro del fermentante vino novo. Il cigolìo della legna verde, che bruciava con fiamma incerta, veniva talvolta ad interrompere il filo del racconto dell’ anziano di casa, che narrava ai figli, ai nepoti e ai pronepoti i fasti e i nefasti dei lontani antenati. Le ore passavano senza accorgersene, mentre il vino andava scemando a sbalzi nei boccali di terracotta. Più d’ uno pensava tra sè e se : Cui che 7 mur il mond al lassa, Cui che 7 üiü al si la passa ! (Chi muore il mondo lascia, chi vive se la passa!) In quella notte tutte le secchie di casa dovevano essere riempite d’acqua, perchè, tra le ventiquattro e 1’ una, i trapassati potessero lavarsi e mondarsi dai loro peccati. L* indomani, chi per primo s’alzava, bisognava che andasse tosto vuotare le secchie, versandovi l’acqua dalla finestra. * Nel cimitero di Grassigna v’era la luminaria. Su d'ogni fossa ardeva un lumicino, pegno d’amorosi sensi per quelli dell’ aldilà. L’indomani un sacerdote si portava a ribenedire le fosse eh’ erano state precedentemente ornate di fiori. I parenti davano il loro obolo gettandolo nel secchiello dell’acquasanta portato dal sagrestano. L’ epitaffio sul cippo del patriotta Giuseppe Del-l’Agata richiamava l’attenzione dei passanti per il suo monito: «Vecchi rispettate, giovani imitate». Sulle pietre sepolcrali dei goriziani di buona tempra brillava, da ultima dea, una stella a cinque punte di marmo bianco, la Stella d’Italia... Due erano le tombe, che quel giorno degl’ ignoti ammiratori coprivano, di fiori significativi, quella del garibaldino Michieli e quella dell’ allievo di Merca-dante, Gaetano Mugnone. Cessato il sonare a morto, scompariva pure l’ondata di mestizia di quelle venti ore. La vita cittadina ripigliava il suo ritmo gaio e spensierato. Ricorderemo ancora che, sino alla seconda metà dell’altro secolo, l’istruzione nelle scuole elementari cominciava il quattro di novembre, giorno dedicato a San Carlo Borromeo. * L’undici novembre, per la commemorazione del legionario romano, poi vescovo di Tours, San Martino, era un giorno importantissimo per i nostri maggiori. In esso giusta la vecchia credenza, il mosto si tramutava in vino. Par San Martin, Il most deüenta vin. (Per San Martino, il mosto diventa vino). Giuseppe Dell’ Agata Da un dipinto ad olio di Valentino Pagoni 215