Al fianco destro della costruzione settecentesca, sull’area occupata presentemente dal Caffè del Teatro, appaiono la caffetteria, ch’era affittata a tale Cattaruzzi, un locale ad uso trattoria e due camerini, uno per il palco del conte Torriani, l’altro per quello del barone Degrazia. Il palcoscenico era corredato di quattro scenari completi e di un sipario, che venne sostituito nel 1810 da quello, dipinto da Giuseppe Bernardino Bison, per le rappresentazioni della compagnia comica Previtali. Il conte Giambattista Della Porta ci lasciò la seguente descrizione di uno di codesti scenari : Pitor valent e fantasie preclare al Vece lavorai un bièl scenari i siei colòrs, la penelade rare mostravin un inzen non ordenari : Vilis, cità$, fontanis d’aghe clare, montagnis, crec, caVernis da sicari al - ere dui dipìnt al naturai che il fint e il vèr a’ si cioleve in fai. (Pittore valente di preclara fantasia aveva dipinto un bello scenario. I suoi colori, la pennellata rara mostravano un non comune ingegno. Villaggi, città, fontane d’acque chiare, montagne, greti, caverne da sicari, tutto era dipinto al naturale, che il finto, si prendeva in ¡sbaglio, per vero.) Dal soffitto, prima delle riparazioni eseguite nello stesso 1810 dal capomastro Antonio Sigon, pendeva un artistico lampadario di vetro soffiato muranese ; ai fianchi delle quattro file di palchi (ridotte in seguito a tre) v’ erano un centinaio di bracciali di ferro battuto per le candele. * Ed ecco dei balli, spettacoli preferiti dal popolo goriziano. Due erano le specie, che si tenevano per il passato in teatro, quelli mascherati per il popolo, che, dopo la festa di Santo Stefano, continuavano per tre domeniche consecutive, i ridotti per l’aristocrazia, che avevano principio all’Epifania e venivano tenuti in seguito al giovedì. L’ingresso ai balli popolari era fissato in venti carantani ; avevano inizio alle ventidue e si protraevano sino alle cinque del mattino. Il teatro veniva rischiarato da quarantaquattro candele di cera ; la scarsa illuminazione lasciava campo alle suggestive penombre, che avranno reso arditi i ballerini timiducci. L’orchestra, che mandava ai sette cieli gli amanti della furlana, della manfrina, della polacca, era composta di quattro violini, un salterio (istrumento a corda scomparso da un bel pezzo dalle orchestre nostrane), due corni e due contrabbassi. La spesa per i sonatori (ad eccezione del primo ballo, che durava due sole ore e per il quale, per vecchia consuetudine, i musicanti non percepivano compensi) era di settantotto Lire e dieci carantani, così distribuita : primo violino tredici Lire, secondo otto Lire e dieci carantani, terzo e quarto violino sette Lire per ciascheduno, salterio sette, i due corni sedici e i due contrabbassi venti Lire. Le vecchie carte ci rivelano i nomi dei componenti l'orchestra dei balli popolari mascherati cominciati il ventisette dicembre 1802. Primo violino: Vinzi; Secondo violino: Tauzar; altri violini: G. Brelich, Fabani, Salviati ; contrabbassi : Cordina e Leban ; corno : Laufer e flauto : Schreiber. Biglietto d’ingresso per un ridotto mascherato al Teatro di Società 245