Antonio Camelli, Ippolito Costantino Dorese, Luigi Pussig e Carlo Fonzari, in via di straordinaria mitigazione di pena, al carcere per mesi quattro cadauno; Giuseppe Dell’Agata, in via di straordinaria mitigazione e commutazione di pena, al carcere per mesi tre, inasprito coll’isolamento durante tutti i primi quindici giorni della condanna ; e vengono inoltre condannati tutti e sette i suddetti accusati a rifondere solidamente le spese processuali e ciascuno nella propria specialità le spese alimentarie. II. L’accusato Juch viene dichiarato sciolto dall’ accusa per insufficienza di prove dipendentemente dal crimine come sopra imputatogli. Trieste, li 17 luglio 1863. (L. S.) Fluck Burlo ». * Per vendicare, almeno in parte, i patriotti così duramente colpiti, gli amici distribuirono, largamente in città, nei giorni uno e due novembre 1863, il seguente proclama a perpetua vergogna degli sgherri pagati dall’Austria: « Goriziani. Al primo d’Ottobre i sette nostri concittadini si presentarono nelle carceri di Trieste per subire la pena ad essi inflitta dalla Giustizia austriaca. Giustizia ? - non profaniamo questo nome ! Negli stati, dove come in Austria, dominano la spada e la polizia non v’ ha giustizia. La spada comanda ed è perciò che il Generale Molinari ed i suoi ufficiali non ebbero la benché minima punizione, ad onta che in quella sera fatale insultarono villanamente tutto il pubblico e commisero il crimine di pubblica violenza. La polizia poi perseguita a morte tutti quelli che non sono sfegatati adoratori del governo, e la più lieve colpa viene punita con una crudeltà, che ha le forme civili, ma che in sostanza è russa. E la polizia si serve dei Tribunali, nei quali se si v’hanno uomini di retto sentire, la maggioranza è però sempre ligia al potere. Che voi Goriziani, comprenderete che le cose vanno così e non altrimenti, che, sapete essere quei sette vittime d’un’ infame ingiustizia ce lo provò quello spontaneo, affettuoso addio che loro deste nel giorno della partenza. Ricordatevi di essi, pensate che essi sono i primi Goriziani la cui colpa è di essere nati in terra, italiana. E pensando ad essi non obliate quelle esose figure che al potere servirono di docili strumenti per dare un po’ di forma a quella mostruosa sentenza. Abbiano per sempre il vostro disprezzo i Battistig, Minolli, Gasparini, Gaides, Ballaben, Kuscher, Olivo, Mar-zmi e tutta quella ciurma di spie pagate e non pagate, che è la peste di ogni paese. E abbiate nella vostra memoria anche quel consigliere Mainardis che si è prestato di tutto cuore perchè sia respinta l’istanza dei condannati, con cui domandavano di poter scontare la loro pena nelle carceri di Gorizia. Anch’ egli contribuì il suo bricciolo per aggravare la condizione dei sette, togliendo ad essi il conforto di essere vicini ai loro cari. Tenete conto Goriziani dei galantuomini, cui, se voi non colpirete, ben colpirà la Divina Giustizia, innanzi la quale saranno uguali austriaci ed italiani. — Salute e fratellanza». * Questi erano i ricordi che ritornavano alla memoria dei vecchi goriziani appollaiati nei palchetti, mentre l’orchestra sonava gl'inni patriottici. L’entusiasmo toccava le stelle allorquando veniva sonata la canzonetta Marameo, composta e musicata dall’ avvocato Leonardo Vinci. Nel teatro scoppiava un uragano di applausi. Tutti, senza distinzione di età, cantavano in coro quelle strofe tanto espressive: Gorizia per quattro Xe sciava Trieste, Marameo, cari burloni, Caladi de Piava, Xe sciava Torin, Ritornò pur a Salcan, Gorizia crederne, E Dante e Petrarca Che a Gorizia benedetta Gorizia xe sciava. Xe nati a Tolmin. Tutto, tutto, xe italian. 29