INTERLUDIO DI MAGGIO Calendimaggio - La Confraterna dei fabbri - San Gottardo - Gl’indemoniati -Cresima - Ruggini del Secento - Spacconate settecentesche - Le vetrerie dell’Altipiano - Opifici erranti - Manufatti graziosi - Prodotti secondari - Un voto - Il Circolo goriziano Apollo. La mattina di calendimaggio le ragazze, spalancando la finestra, trovavano una lieta sorpresa. I loro corteggiatori, se queste avevano la stanza da Ietto a pianoterra, avevano piantato a fianco della finestra un ciliegio salvatico, il tradizionale maggio (mai), se invece l’avevano al primo piano, glielo legavano al balaustro del poggiolo o al cardine dello scuro. Era una dimostrazione di affetto di quegl’ innamorati, che, per una ragione o 1’ altra, non trovavano il coraggio sufficente per avvicinarsi alla fiamma del loro cuore. I giovanotti andavano a tagliare quegli alberetti nei boschi di Valdirose senza averne perciò delle brutte conseguenze. Al proprietario del bosco non sarebbe mai frullato per la testa d’impedire quell’ abuso, che risaliva a tempi remotissimi. Le zitellone (vedràgnotis) trovavano invece del maggio un paio di luride ciabatte, oppure una resta spoglia di cipolle, appesa alla finestra da qualche buon tempone del vicinato. II cronista goriziano del 1873 osservava: «Nelle prime ore mattutine la banda militare suonando percorreva le vie della città ed invitava al festeggio del primo giorno del mese delle rose, degli amori e delle Marie, ma pochissimi si diedero per intesi, e quasi tutti preferirono a rimanere sotto le coltri stante il soffio d’un aria fresca e tagliente poco amena». La scolaresca faceva vacanza per intraprendere delle gite, nei dintorni della città, accompagnata dai rispettivi insegnanti. In quel giorno aveva inizio il mese mariano. In ogni parrocchia si teneva una funzione religiosa con predica del parroco, preghiera del Santo Rosario, canto delle Litanie e benedizione Eucaristica, davanti l’altare con la statua della Madonna incoronata di un nimbo di fiori freschi, tra cui spiccavano numerose le margherite ed i lillà. * Il quattro maggio per San Floreano, la Confraterna dei fabbri si portava, con i propri stendardi, di seta damascata bianca e azzurra, a Sant’Andrea per assistere alla Santa Messa e per festeggiare, con una scorpacciata insolita (frajada), il Santo protettore. Quella corporazione artiera godeva dei privilegi concessi nel 1732 dall’imperatore Carlo VI e ri-confermati nel 1760 dall'imperatrice Maria Teresa. Per San Gottardo, il giorno cinque, i nostri vecchi si recavano a Piedimonte attraverso la traballante passerella gettata oltre 1’ Isonzo tra il filatoio dei Ritter a Stracis e la cartiera di Piedimonte. 77