Dopo vè ben ’Na preza di tabach Mangiai, e bevut L’e la salili! (Dopo aver bene mangiato e bevuto, una presa di tabacco è la salute !) Servidors, servinus ben, Ma sia scrit daur la puarta : Un a 7 Va, Valtri a 7 ven ; Plui ch’ai fas, mancul m’impuarta! (Servitori serviteci bene, uno va e 1’ altro viene, ma sta scritto dietro la porta : Più che fa meno m’importa !) Cui che crod di campò cu la gucia o cu la roda, puora che so bocia ! (Chi crede di poter campare con l’agucchiare o col filare, povera quella sua bocca !) - Cui che si sinta sun dos ciadreis, cola cui cui par tiara ! - (Chi si siede su due seggiole cade col sedere a terra !) - Cui che i fas la barba al mus, piard la futura cun dut il savon. (Chi fa la barba all’asino perde la fattura con tutto il sapone!) - Fur dal soch si fazin li scelis (Dal tronco si ricavano le schegge.) - Il pirus no cola lontan da l’arbut. (La pera non cade lontana dall’albero.) - La surìs no va simpri in che buza. (11 sorcio non va sempre nello stesso buco.) - Un hon vin no jà bizugna di frascia. (Un vino buono non ha bisogno della frasca.) - Cui timp si madurissin i gnespui. (Col tempo vengono a maturazione le nespole.) - No zova sunà dopo che jò tampiestat. (Non giova sonare le campane dopo che è grandinato.) - Cui che no poi bali il mus, bat la siela. (Chi non può battere l’asino, batte la sella.) - (jn ciastron no ven mai cosòn. (Un caprone (stupido) non diventa mai calvo.) - Marcians e pursei si ju peza dopo muars. (Mercanti e maiali si pesano dopo morti.) - Una sola Volta si poi menò il mus su la glas. (Una sola volta si può tirare 1’ asino sul ghiaccio.) - Mai lasà la strada veda pa la gnoVa. (Mai lasciare la strada vecchia per la nova.) - Il Voli dal paron ingrassa il ciaval. (L’ occhio del padrone ingrassa il cavallo.) -Ogni scuza, stropa una huza ; ogni pidada, para in devànt. (Ogni scusa, chiude una buca; ogni calcio spinge in avanti.) - Una buna paraula, data un bon scain ! (Una buona parola, trova uno scagno buono !) - La scova tira daur il mani. (La scopa tira dietro il manico.) - Cui che Va tal mulin s’infarina. (Chi va al mulino s’infarina !) - Cui che poi, no stenta. (Chi può, non stenta.) - La scova gnoVa, scova ben. (La scopa nuova, spazza bene.) - Roba robada, ja pocia durada. (Cosa rubata è di poca durata.) - Cui che i sgiava la buza ai altris, cola dentri lui. (Chi scava la fossa agli altri, cade egli nella stessa.) -Duti li malidisions no colin par tiara. (Tutte le maledizioni non cadono in terra.) Ne facciamo seguire alcuni proverbi a rovescio, cavati da un periodico popolare goriziano del 1874: Sei sapient comi una cossa, e prudent comi un mans ombrit. (Sii sapiente come una zucca e prudente come un bue adombrato.) - Una Volta cor il cian e l’altra la cissa. (Una volta corre il cane e l’altra la cagna.) - Se un to nemì ti dò un scapelot fati viodi generòs. (Se un tuo nemico ti dà uno schiaffo mostrati generoso.) - Cui che Va planch segno che le caiòs. (Chi va piano segno che ha dei calli.) - Il fevelò mal dal prosin le un don di natura. (Lo sparlare del prossimo è un dono di natura.) - Se fastu i cons sensa l’oster segno che no Vas mai in ostaria. (Se fai i conti senza l’oste è segno che non vai mai al-l’osteria.) - Le mior ve un ussel in man che un mans in ciaponaria. (E’ meglio avere un uccello in mano che un bue nella stia.) - Se un to nemi jà fan dai di bevi, se jò set dai di purgò. (Se un tuo nemico ha fame dalli da bere, se ha sete dalli da purgare.) - Se no podis bati il ciaval, bat la dovala. (Se non puoi battere il cavallo, batti la cavalla.) - Le mior Ve un uf che nissun. (E’ meglio avere un ovo che nessuno.) - Cui che crod ai spiris segno che le ami dal Quaco. (Chi crede agli spiriti, segno che è amico del Quaco, il noto venditore di bevande alcooliche.) - Cui che sivila in ultin chel jà il plui bon sivilòt. (Chi zuffola per ultimo possiede lo zuffolo migliore.) - La paura le un segno di coragio. (La paura è un segno di coraggio.) - Ve fan le una disgrassia, ve set le una virtut. (Avere fame è una disgrazia, avere sete è una virtù.) - Le mior pan hlanc che legnadis. (E’ meglio pane bianco che legnate.) - Bef poch, ma pensa che la set le un ciast) di Dio. (Bevi poco, 133