I goriziani ricordavano con un certo rimpianto il tradizionale Veglione di Castello (veliòn dal ciasciel), che si '■# . f teneva verso la fine di Carnevale nella Sala De Fiori, affittata dall’oste Vincenzo De Fiori, situata sotto i Volti, nella casa fattasi costruire nel 1475 da Volfango Reschauer discendente dall’antica famiglia italiana dei Rassa, di fronte A V jr a quella del maestro delle posteTasso, ambedue tuttora esistenti. ^ .1 \ Gl’ inviti a quel veglione venivano fatti, per incarico degl’ impresari del ballo, a viva voce per le case, per le botteghe e per le officine della città, da tale Ceu, beone H impareggiabile e caratteristica macchietta goriziana, che ai mercati e alle fiere stava vendendo le pipe di radica, la cera Manui, di Spagna per sigillare le lettere e i fidibus, antenati dei uno dei nipoti di Nonna Luisa nostri fiammiferi. Verso le ventuna aveva inizio il veglione con una speciale cerimonia d’apertura. Di solito apriva il ballo una coppia formata dai due più vecchi ballerini - e per vecchi in-tendevasi di quelli che avevano varcata la settantina - col ballo della furlana o della stajara, quest’ultima accompagnata dal canto di canzoni di questo genere: e servotte col loro rispettivo amante, operaio quello delle une, e figlio di Marte quello delle altre, a Salcano attiravano poi le sartine e le cameriere, i giovani ganimedi e pur-anche dei buontemponi aventi la quarantina e più sulle spalle ». Me agna Jacuma Ma ven il marter — Dulà tu vadis ? — A balistu Pieri ? Veva una dindia Pa la giataria A dis la moscia, Po si che jo bali ! Par fala rindi Cu la clavaria — Vadi a marozis, — L’e un pies che ti ciali, Ja fai cussi. Lu’à sciafojat! Rispund il gril. O Pieri ses me! Su d’un palchetto sonava l’armonia musicale che aveva per nucleo principale il famoso Terzetto di Sotto la Riva del Castello (tiarsèt di sot la riva di ciasciel). Merita un brevissimo cenno questo Terzetto, il cui ricordo ricorre tanto spesso sulla bocca dei nostri vecchi. Di regola sonava la domenica nel pomeriggio all’ Osteria Bucaviz che si trovava sotto la Riva del Castello, da ciò la sua denominazione. Colà le grassocce domestiche, calate in casa nostra dai monti intorno a Plezzo e da quelli coronanti Tolmino, si davano appuntamento coi fanti del reggimento Wimpffen, (traeva il suo nome da quello del generale maresciallo di campo Francesco conte Wimpffen morto a Gorizia il 26 novembre 1860), il cosiddetto reggimento scampa, precursore del non meno celebre reggimento novantasette, noto durante 1’ ultima guerra (1914-1918) col nomignolo demoghèla. Lo formavano certi Pùspan, soprannominato Mincig, violinista, Carlo Pizech, sonatore di clarinetto e Andrea Cornei detto Rofetòn, che sonava il birbas o bassettel specie di contrabbasso di modeste proporzioni chiamato dai goriziani mul, perchè era uno strumento senza speciali peculiarità, che teneva la via di mezzo tra il con- n logglato dei Rassaucr trabbasso e il Violoncello. come si presenta oggidì 31