Da Carlo doft Doliac un acquerello di G. Cossàr allo sfilamento di quell' appendice della più grande e caratteristica delle solennità religiose goriziane. Dopo la reggenza decennale del podestà Carlo dott. Doliac due partiti si erano trovati di fronte nell’elezioni del nuovo Consiglio comunale : il governativo capitanato da Alessandro de Claricini, e il cittadino, i cui capi erano d’italianissime tendenze. La vittoria aveva arriso a quest’ ultimo che portava nel consiglio i seguenti signori : Rodolfo conte Attems, Giuseppe Bregant, Luigi Bregant, Ferdinando Candutti, Giuseppe dott. Deperis, Carlo dott. Doliac, Giovanni Faifer, Carlo Favetti, Francesco Goriup, Giovanni dott. Jona, Giacomo Leban, Giuseppe dott. Maurovich, Giacomo conte Mels-Colloredo, Domenico Nardini, dott. Luigi Pajer, Carlo Pennello, Andrea Pauletig, Lodovico dott. Petrogalli, Giovanni dott. Rismondo, Ettore cav. de Rittter, Guglielmo de Ritter, Luigi dott. Vi-sini, don Francesco Zoratti ed Enrico Fayenz. 1 consiglieri comunali, ad eccezione di Carlo dott. Doliac, Ettore e Guglielmo de Ritter, nella seduta del ventinove aprile 1861, tenuta nella sala maggiore del vecchio Palazzo provinciale in Piazza del Duomo, avevano eletto a podestà Carlo Favetti. Tale elezione veniva accolta dal numeroso pubblico presente con segni di visibile contentezza. Si alzava quindi il neoeletto podestà che, dopo aver ringraziato i colleghi per il voto di fiducia quasi unanimamente datogli, così conchiudeva il suo nobilissimo dire: «Vi ebbero alcuni, Voi lo sapete, che vollero attraversarmi la via, negandomi il diritto di sedere tra voi ; diritto che a me spetta qual cittadino di Gorizia, diritto codesto, che quest’ Inclito Consiglio, vigile custode del nostro Statuto, si è compiaciuto a voti unanimi di confermare. Mi giova supporre, che questi tali non agivano così col-l’intendimento di far del male a me, ma ritenendo in buona fede, che la legge sia per essi. Ebbene, animato come sono e sarò sempre di spirito conciliativo, io spingo ben lungi le mie speranze. Mi lusingo che anche quei pochi, se sono buoni Goriziani, verranno con me, quando mi vedranno, lungi dal voler dominare le opinioni altrui, lungi dal voler esercitare sulle medesime un’ altiera pressione, come io procurerò col concorso di tutti di proteggere gl’ interessi e di promuovere per ogni dove il benessere di questa città. Mi lusingo che anche quei pochi verranno con me, quando mi vedranno osservare scrupolosamente la legge, e lealmente sostenere i nostri diritti, le nostre franchigie, quando mi vedranno, ove fosse d’ uopo, difendere con virile coraggio questi diritti e queste franchigie ; quando mi vedranno anche in questa difesa stare sempre entro 1 limiti della legge e di un’ assennata moderazione ». Carlo Favetti Da un dipinto ad olio di Ant. Rotta Ma la nomina di Carlo Favetti a podestà, causa le subdole mene di cinquanta elettori del partito governativo, non otteneva la sovrana sanzione. L’ umore bilioso degli avversari aveva trovato sfogo in questo articolo, comparso il venti marzo 1861 in un giornale di Trieste: