manto di broccato d’oro su fondo bianco foderato di verde scende con pesante proprietà dall’armatura, tenuto fermo alla spalla destra dal solido fermaglio; a terra l’elmo raccoglie ancora qualche sprazzo di luce ed i riflessi, con bellissimo effetto, squarciano le tenebre del terreno bruno, che altrimenti potrebbero nuocere al dipinto. Nello sfondo San Carlo Borromeo con le mani giunte prega fidente e non si lascia distogliere dalla scena. Col volto macilento per le mortificazioni sembra muover lamento per l’umanità sofferente e impetrare da Dio l’aiuto per i suoi infermi. La mozzetta rossa è forse, forse poco studiata, semplice, ma è in carattere con 1’ alta idealità del personaggio : «tutto per gli altri, niente per sè». 11 colorito nella medesima assomma in se ed esaurisce la gamma tutta dei colori e soddisfa 1’ occhio. Vi è in tutta la composizione una freschezza di colorito, con tinte abbastanza calde, sebbene preponderi il latteo per le carni, che, nonostante le frequenti ombre per far spiccare la figura dominante di San Michele, non toglie al dipinto l’efficacia. Senza insistere nell’accezione di una o dell'altra caratteristica, il Cignaroli sceglie 1’aurea via di mezzo, studiando le opere di Tiziano e del Veronese, fonde, armonizza in maniera d’ottenere un tutto novo individuale, che commove, ammalia, rapisce. * L’archivio di famiglia ci riservava ancora qualche sorpresa. In una cartella, fra altri documenti, trovammo un epistolario inedito, che si riferiva appunto al quadro in parola. Eccolo : «Al M.(olto) R.( everen)do Padre Eustachio Piella della C.(ompagnia) di G.(esù) Milano S. Fedele Rendo copiose grazie a V.(ostra) P.(aterni)tà M.(olto) R.(everen)da per l’incomodo presosi in procurarmi appresso il celebre Sig.r Cignaroli di Verona la consaputa Palla d’Altare. E poiché la cosa è inalterabile si circa il prezzo, che circa il tempo, siccome jo professo un particolar genio, e stima per gli uomini, che si distinguono nella loro professione, così per lasciare alla mia Patria una piccola memoria nell’Opera d’un sì va-lent’ uomo qual’è il Sig.r Cignaroli, m’accontento, ed accordo di dàrgli i cento Cecchini addimantatimi da essere pagati in Venezia a sua disposizione, a opera ad essere sicuramente finita dentro l’anno 1758. Anzi, affinchè egli possa apparecchiarne la tela, e dipingerla con suo comodo, le spedisco qui annessa la misura della Palla medesima (misura m. 3,21 di altezza per 1,55 di larghezza); benché però per quello, che riguarda il regalo motivatomi, jo avrei desiderato piuttosto, eh’ egli si spiegasse in che somma, o in che genere esso dovesse consistere. Abbia dunque la V. P.tà M. R.da la compitezza di renderlo avvisato della mia risoluzione, con mandargli per sua direzione la presente mia lettera, oppure una copia della medesima in ciò, che concerne questo affare, non avendo alcuna difficoltà di scrivergli io med.mo, s’ella così giudicherà a proposito. Auguro solamente, che abbiamo entrambi tanto di vita, sicché egli abbia tempo di eseguire intieramente il suo impegno, ed jo d’ammirare la sua virtù. Mia Moglie, e mio Fratello Arciv.(escov)o, la ringraziano dell’obbligante memoria, che di loro conserva, e m'incaricano di farle i loro complimenti. Quest’ ultimo parte domani per la Carintia per affari della Diocesi, e specialmente per motivi di Religione. Avendomi abboccato con questi Sig.ri Deputati, per vedere se ci fosse modo di far venire in questi Paesi il degno P. Piella per un Quaresimale m’hanno risposto d’ essere ormai impegnati per 5 o 6 anni, e che 1' anno, che tocca a ciascuna Deputazione di disporre di questo Pulpito, essi l’avevan già conferito. Fra tanto jo la prego ad essere persuasa del desiderio, che nudrisco di servirla, e di comprovarmi, quale con tutta la riconoscenza, e la stima mi protesto. Di V. P.tà M. R. Gorizia, a dì 14 Luglio 1756» 182