del T.) fecemi avvertire mediante i signori Zanolli i. r. sostituto procuratore e Belloni i. r. ascoltante in Gorizia, perchè vi potessi a tempo porre riparo. Or dimando io a chiunque sentesi battere onesto e leale il cuore in petto quale possa essere tale riparo, e sono certo che nessun, cui è ancor dato di portar alta fronte consigliarmi vorrà la mia umiliazione, quando chè per il disposto dei paragrafi 1220, 1221 C. C. da nostra parte sta il diritto e ciò vieppiù trattandosi d’una minore ed innocente vittima contro il furore paterno. A mente di sì fatte disposizioni di legge ricorrono quindi i sottoscritti ai tribunali di giustizia nel convincimento, che richiede il caso, sapranno darne le providenze. Canale addì 1. ottobre 1859. Giuseppe dott. G. Amalia G. nata T. ». Come finì codesta brutta faccenda? Di più, nulla potemmo sapere. * Uno tra gli svaghi autunnali più preferiti, dai goriziani dei tempi andati, era l’uccellagione. Lo rileviamo anche dal sonetto di Giovanni Maria Marussig, che ci narra dei passatempi di monsignore Martino Briz a Ossegliano. Il Spas, che Monsior Briz Vha in Osean Chi lu discrif col va viars di San Pas (Sambasso) A Ili che d’osella l’Autum i plas Sol spelà i ucei si met nel antian (tegame) : L’ures ve fresch, ma se le dur il pan Una suppuza di malat si fas, Cui vin resenta V scugilot par spas Col pò ingrassi V cur noi spieta l’An. Di fa lavora i zuss le diligent Anticipa la sera V matutin, No occor taccalu, che le trop ardent. Dopo dii Messa, cerchia V cividin, Par jessi Briz (del Collio) no i nos, se le potent Salta i fossai col fas salta Martin (lucertola). * Poiché ci troviamo con le nostre rievocazioni di vita goriziana al principio del Settecento, non sarà fuori luogo accennare ad un’istituzione, sorta a Gorizia nel 1730, che doveva procurare in quel secolo un nobile divertimento agli aristocratici d’ambo i sessi. L’ultima guerra che infuriò nei dintorni di Gorizia, comprese nella sua devastazione anche le sontuose ville di campagna della nobiltà goriziana, disperdendo la ricca suppellettile ivi contenuta e distruggendo gli archivi familiari, eh’erano delle preziosissime miniere per la ricostruzione delle vicende storiche di Gorizia. Con la trascrizione di alcuni manoscritti, conservati nell'archivio d’un casato illustre, fatta qualche anno prima della conflagrazione europea, potemmo salvare il ricordo di certi avvenimenti, che in caso diverso oggi s’ignorerebbero, e dai quali, specie da due lettere, possiamo arguire chiaramente 1’ elevatezza dei sentimenti nel patriziato goriziano, nei primi decenni del Settecento. Per la miglior comprensione dei documenti in parola crediamo opportuno di evocare brevemente l’ambiente e la vita goriziana di società a quei tempi. Sul tramontar dell’autunno 1730, nell’ampia sala dei ricevimenti d’un palazzo patrizio, si tiene circolo. Dal soffitto ad arabeschi di stucco, che incorniciano il dipinto raffigurante una scena mitologica, pende un lampadario muranese di vetro soffiato. Alle pareti, coperte di damaschi delle manifatture goriziane, sono appesi vari ritratti di antenati : gli 206