V’ erano connessi taluni inconvenienti ; le strade poco agevoli per il trasporto d’ un manufatto che richiede molte attenzioni e la lontananza d’un centro di smercio. Tuttavia era stata preferita Tribussa per la copiosa presenza di materie prime, la legna e l’ottima qualità di sabbia, che si poteva avere a poca distanza dalla fabbrica. Infatti, come vedremo, dalla quantità del combustibile dipendeva principalmente l’esistenza delle vetrerie dei nostri luoghi. Nei boschi di Tribussa v’erano sicuramente dei tronchi secolari, se dopo lo spegnimento dei fuochi nella prima vetreria, avvenuto verso l’anno 1741, gli amburghesi lasciarono in retaggio ai tribussani 1'arte di fendere il faggio a tavolette, cosa che riesce proficua soltanto se gli alberi sono ben pregni di resina e quindi annosi. Data la grande quantità di legname esistente in quei luoghi prima dell’erezione della vetreria e considerata la quantità adoperata dai vetrai, riesce facile imma ginare quale debba essere stata la produzione dei manufatti di vetro. Dobbiamo procedere per deduzioni, poche essendo le notizie che ci rimangono della prima vetreria di Tribussa. Ci è stato possibile di rintracciare il sito dove si trovava la vetreria eretta nel 1 722. Sorgeva nella località denominata «Ai Molini» nelle cui vicinanze il torrente Tribussa continua a depositare ancora oggidì le sue sabbie quarzose. Gli amburghesi preferirono quel sito per poterle avere vicine e risparmiare così le spese di trasporto. Alla sinistra del torrente, sopra un piccolo rialzo, esiste una spianata di forma semi-circolare, sopra cui si presenta la caratteristica vegetazione che riscontrammo nei terreni adibiti per le vetrerie. Vi crescono delle ortiche (Urtica dioica) di alto fusto e il rombice (Rumex Acetosa), i cui germogli aerei raggiungono quasi un metro d’altezza. Il terreno è oggi privo di ruderi, perchè l’edificio era costruito in legno. Questa vetreria, prima in ordine di tempo, cessò la sua attività con la soppressione della Compagnia Orientale avvenuta nel 1741. Dal 1741 fino al 1759 non abbiamo notizie sull’attività di altre vetrerie a Tribussa. Siamo però d’avviso che durante questo tempo non ci sia stata una stasi completa di quest’ arte Ciò si spiega col fatto che un’ arte, sebbene difficile perchè unita alla perfetta cognizione dei propri segreti, non si spegne senza lasciare ad altri degli stimoli di poterla far continuare. Vi sono molti indizi che militano a favore della nostra ipotesi. Le maestranze nostrane che si saranno impadronite della tecnica, la tradizione orale, la quale vuole che la prima vetreria perdurasse addirittura sino all’ erezione d’ una seconda vetreria, e 1’ aiuto morale e forse anche finanziano dato dai goriziani agli amburghesi. Ed i goriziani appunto, animati come in tutti i tempi di forte spirito d’intraprendenza e provvisti dei capitali necessari, se non già allora, certo poco di poi, continuarono e fecero prosperare su una più vasta scala la proficua arte del vetro. Quando, nel 1759, venne eretta la seconda vetreria, venne scelto per la mancanza di legna nel luogo, dove sorgeva la prima, un sito in direzione verso Chiapovano, distante dal primo circa trecento metri. Lo spazio occupato da questa era maggiore di quello della precedente, e, secondo la tradizione popolare, tuttora viva, oltre alle bottiglie vi si fabbricavano vetraglie di ogni specie. Dopo avere consumata quasi tutta la legna dei boschi di Tribussa i vetrai si videro costretti di trasportare la vetreria a Vaifredda. Ciò accadeva verso l’anno 1771. I vetrai e i loro familiari furono costretti a fare i seicento metri di salita delle pareti di Tribussa, tale essendo appunto il dislivello tra quella località e la Valle degli Zingari, che conduce a Vaifredda. In questa conca sorgeva la terza vetreria, molto più grande delle precedenti. Ed è certo che, data la vicinanza di questa vetreria alla frazione di Loqua, denominata Lasna, i vetrai abitassero in quest’ ultima località. Quivi esiste ancora 1’ osteria da loro frequentata. Trovammo colà diversi prodotti della fabbrica e altri ricordi. La vetreria deve aver cessato la sua attività a Vaifredda verso il 1 793. Il deposito dei vetrami si trovava a Lasna, da 88