Anzi da quella riconosco la fortuna d’ essere stato sofferto nelle Assemblee, e introdotto nelle Conversazioni, in cui quelle Dame dandomi conforme sogliono a Forastieri, una leggiera occhiata da capo a piedi, mi fermavano il guardo sul core, poiché appunto vicino al core io la portava, e considerandomi per quel fatto solo, per cui ero soifribile, il merito d’esser vostro Cavaliere mi supplì d’ogni altro merito onde esse mi s’affo-lavan d’intorno per prendersi il piacere, chi di dimandarmene l’origine, chi le regole dell’ Instituto, chi il nome delle Inventrici, e volendo sapere mille cose ad un tratto. Allora, essendo assai confine il vostro nome colle vostre lodi, dal dire chi voi siete, mi lasciai insensibilmente portare a dir ciò che siete, e al vedermi quelle Dame intente sulle mie labbra ad ascoltare i vostri pregi, soprafatto quasi il mio intendimento li ricercai nel core, che me li suggerì. Ma spiritose, com’ erano dicevano di non dubitare che in voi fusse estrema bellezza dal prezzo, ch’io facceva del vostro dono, e che ravvisavano in voi delicatezza di spirito dalla gentile Invenzione d’un sì bell’Ordine. Sappiam bene, mi dicevan quelle di Genova, che nella spiritosa, ed allegra Corte dè Conti di Provenza a noi vicina v’ era il celebre Parlamento d’Amore composto di dodici Dame, che nelle differenze d’Amore, e di cortesia, che insorgevano fra l’uno, e l’altro sesso, avevano Tribunali, e davano i loro arresti, o sentenze, eh’erano in-nappellabili. Ma, benché il vostro abbia alcuna somiglianza con questo, non abbiam mai sentito d’alcun Ordine composto di sei Dame, e altre tanti Cavalieri, come é questo il quale, se fosse stato eretto in què tempi, l’ordine di Gorizia avrebbe reso meno famoso il Parlamento di Provenza. Ma queste vostre Dame avrano senza alcun dubbio riguardi distinti per voi Cavalieri, ne dopo avervi onorati delI’Ordine e fatti voi compagni di loro medesime finiranno di dimostrarsi graziose e gentili con voi. A questa innaspettata proposizione io che voleva salvarvi 1’ onore di Dame generose, e cortesi, volsi ad arte ad altra parte il discorso; ma avendo elleno avuta la crudele curiosità di rinovarmi la richiesta, per la prima volta in parlare delle vostre lodi non mi seppi che dire, ne dar loro altra risposta, che d’un sospiro che mi fuggì, dal quale intendendo esse tutto il trattamento, che voi ne fate, mostraron di non se n’esser accorte col non farmi nuove dimande, per non far voi comparire meno cortesi, e noi Cavalieri meno felici. Indi togliendomi dal seno quella Spada or la raggiravano per le mani, or n’ammiravano il disegno, ora se 1’ addattavano à suoi candidi seni, che appena ai vostri solo cedevano, ed ora facevano mostra di volersela ritenere, e temendo che noi facessero da davvero caddi in un secondo impaccio nel considerare, che quel eh’ era prezioso nelle mie mani, perchè mi veniva dalle vostre, passando dalle mie nelle altrui poteva divenire indifferente, anzi pensando, che da voi prima di partire non aveva ottenuta l’autorità di alienarla, dopo avere il mio core combattuto colla convenienza di forastiere fusse interesse o virtù, m’ elessi di comparir piuttosto scortese, che infedele onde mandando sul volto un eloquente rossore, che parlava a chiare note il dispiacere, eh’ io avrei sentito a privarmene, ebbero la discrezione di rendermela, ed io la prontezza d’ accettarla. Ma non v’assicuro però, Illustrissime Dame, che in breve non ve ne vediate ricercate per eriggere anche nelle loro Città Colonie, delle quali voi dobbiate essere riconosciute per capi, e per Istutrici ; onde quando vi piaccia, il vostro nome si renda celebre in un Paese a gara dall’ al di qua, e al di là dall’ Alpi, e oltre i Pirenei. Voi farete felici mille, e mille Cavalieri, i quali per avere un pegno sicuro della grazia delle lor Dame, s’affaticheranno di meritarsi da loro L’ Ordine della Spada, miseri ! se quando quelle imitino in tutto voi loro Fondatrici, eglino non avranno altra certezza di piacere a loro che questa. Io però, benché non abbia giammai lusingato di valere qualche cosa nella vostra grazia, se si può, e se permettete, che si possa meritarla coll’ obbidirvi, vi supplico a esercitare la mia divozione coll’onore di moltissimi commandamenti, per abilitarmi a 209 14