Alla battaglia di Calatafimi (quindici maggio) combattè eroicamente, e, dopo la morte del suo capitano, ne surrogò il posto. Fece parte della Compagnia dei Trenta Prodi, comandata dal maggiore Tiikery che a Palermo, alla battaglia del Ponte dell’Ammiraglio, attaccò per prima le truppe napoletane, che difendevano Porta Termini. Nella terribile mischia (ventisette maggio) egli ne uscì illeso per miracolo, mentre tra i caduti rimase il Tiikery e tra i feriti Benedetto Cairoli e Nino Bixio colpito da una palla al petto. 11 venti luglio combattè a Milano, dove riportò una ferita alla mano. Prese parte alla traversata dello Stretto di Messina e alla fazione di Reggio, avvenuta i giorni ventuno e ventidue agosto. Nel settembre venne nominato, dal Ministro della Guerra Cosenz, luogotenente del Corpo dei Volontari del primo Reggimento Bersaglieri garibaldini. Alla battaglia di Volturno (uno e due ottobre) a Maddaloni, sotto gli ordini di Nino Bixio, fece prodigi di valore, combattendo da leone a Monte Caro, raccogliendo e guidando all’ attacco contro i bavaresi i resti della sua compagnia, rimanendo ferito da una scheggia di bomba, e meritandosi l’encomio di Nino Bixio. Finita la guerra, e sciolto il Corpo dei Volontari, si recò a Parma ove si laureò in ingegneria ; si inscrisse poi alla Scuola di applicazione d’artiglieria a Torino. Ne uscì col grado di sottotente e venne destinato a Milano nelle batterie a cavallo. Scoppiata la guerra del Sessantasei rassegnò le proprie dimissioni nell’ esercito regolare per prendere parte quale volontario con Garibaldi alla campagna nel Trentino. Nominato luogotenente del terzo Reggimento Volontari italiani, che il giorno sei luglio si trovava al Ponte del Caffaro con avamposti a Lodrone, tenne il comando della compagnia dal cinque luglio al quindici settembre 1866. Nell’ assalto di Monte Suello, nel luglio, fece eroicamente il suo dovere, e, sebbene ferito, da una pallottola ad una gamba, continuò a tenere il comando della compagnia guidandola all’attacco fino alla conquista della posizione. Si meritò per tale atto la Medaglia d’argento al valor militare. Oltre questa decorazione gli furono decretate la Medaglia dei Mille di Quarto dal Senato di Palermo, e quella d’argento per le Campagne 1860-1866. Nello storico albo di Giuseppe Garibaldi, custodito nel Museo Capitolino a Roma, figura anche il di lui ritratto. Gli studenti di Trieste, di Trento, di Gorizia e Gradisca avevano offerto a Giuseppe Garibaldi, per l’anniversario del quattro agosto Sessantasei, in cui era avvenuta la ritirata dei garibaldini da Trento, un albo contenente parecchie centinaia di fotografie con delle dediche. L’albo era pervenuto a destinazione col tramite del generale Giuseppe Avezzana. 11 Romito di Caprera aveva risposto con le due seguenti lettere : «Caprera, 5/8/878 Mio carissimo Avezzana Grazie per l’Album bellissimo dei nostri fratelli Studenti, per cui v’invio due parole. Un caro saluto alla famiglia dal tuo per la vita G. Garibaldi» «Agli studenti di Trieste, Istria, Trento, Gorizia e Gradisca. Miei carissimi amici Caprera, 5/8/878. Il concetto dell’Album che mi mandaste per via dell’illustre decano della libertà italiana, l’eroico generale Avezzana, è manifestazione di patriottismo, è il giuro degli oppressi insofferenti di servaggio, e pronti a spezzare le loro catene sulla cervice dei tiranni. E così sarà presto. 187