Nei documenti riportati troviamo accenni all’«abito di drappo con fiori bianchi», il serico abito di sposa, al «busto di setta ingaggiato novo di setta giallo e rosso», che accoglieva entro le stecche di osso dei fannoni di balena (balènis) le candide forme, alle «traverse nuove di indiana nuova», alle «calze di setta di filo», alle «scuffie con merlo di fillo», ai «manegotti doppi con facioletto», velo, «compagno tutto» guarnito con merlo di «setta», ai «guanti di vellutto», alle «camicie nuove coi suoi manicini», e «golarini tela di slesia», ai «faccioletti di tella d’ollanda». Con i vestiti di festa sono pure ricordati quelli per i giorni feriali, che saranno stati poco dissimili di quelli usati dalle donne del popolo. Nell’ elencazione appaiono l’abito di «lanna turchinetto», i «candussi» e le «cottole rosse di rigadin», le traverse nere di «Cendal», le «camicie di tella craniolina», i «camisolini di frustagno» i «faccioletti di bombagio» e «quelli colorati», le «scarpe nuove» alle quali si mettevano le «fiube d’ argento». Nella distinta dei gioielli sono menzionati i «filli di perle minute e bianche», la «gargantiglia di 24 perle et oro», gli orecchini semplici d'oro, con «bucole di perle», con «ingranate ligatte in argento indorato» con fiori, da testa compreso; tra gli anelli troviamo quello con la «rosetta di diamanti», con il «Diamante e due rubini», la «Vera d’ oro nuova», fede o anello matrimoniale. Vi sono inoltre elencate due «scattole d’ argento» delle quali una «indorata» che avrà servito per i confetti, mentre l’altra sarà stata quella per il tabacco da fiuto «ad uso del Paese» o per quello «di Spagna». Lo si può dedurre anche dal fatto che sono enumerati i «facioletti colorati» i quali, come è noto, servivano a chi tabaccava. Non manca neppure il vasetto di muschio, che di solito era d’oro, a comprovare l’amore per i profumi anche a quei tempi. Il documento del 1792 ci rivela l’esistenza del «sacco di pelle per la polvere di cipro» e dello «specchio». Tra gl’indumenti maschili sono ricordati il «Frak di panno color viola», quello color «d’oliva»; l’abito di Seta color «Verdon», quello color «blèu», quello «con calzoni color Carmelit» ; «i calzoni lunghi di Bat», di «dimito inglese, nerri di seta» ; i panciotti «gilè», di «veluto» di «Siz», di manto ricamato, stampati d’oro, bianchi di Sommer munschester («Manchester») di «dimito inglese» ; le calze «bianche di seta, nerre maltesi», di «bombacce rigate a traverso», di «seta rigate a traverso», di «seta cenerine» e «sotto calze» ; la «velada di veluto nero», il «mantello di panno bianco», il «capoto mischio di pano», la Veste di «camera di bat bianco», e quella di «pekè» ; la «bereta di setta nera» e quella di «Munzhester» nero. Nella biancheria personale appaiono le «camiscie», i «manicini di merli di fiandra, i «camisolini di tella bianca, imbutiti, di Saja inglese» ; i «fazoletti di fillo di diversi colori» e di «scorza d’arbore». Vi sono poi menzionate le coperte «bianche di sessa imbutite da letto, di filzata, di sedie di tella rigata, di leto rigate rosse e verdi, di leto di tella rigata verde, di leto bianca fata a guchia» ; le «tendine verdi» per le finestre e quelle per il letto, il «ta-petto del Clavicembalo». Nel documento del 1812 sono ricordati il «pagliarizio», lo «stramazio», la «coltra», la «sopracoperta», i «lenzioli», le «sotto Cottole», le «camicie», gli «Sciugamani», le «Ceche», i «Tovaijoli», i «man- 68