Oltre a questi non sono avvenuti ulteriori eccessi e nemmeno progettati per quanto a me consta. La comitiva andò per la Contrada dei Macelli (ora Via de Morelli) cantando la marcia nazionale goriziana ed obbedendo al mio consiglio, invece di passare il corpo di guardia, presero la via della Piazza del Fieno (parte del Corso Verdi) andando di bel nuovo all’Albergo all’Angelo d’oro. Mentre questi entrarono nell' albergo nominato li abbandonai in uno al Valentino Bressan per recarmi alla Locanda al Leon d’oro onde prendervi i Pividor, padre e figlio, ed il Pick per fare poscia il suindicato quintetto nella corte del signor Andrea Pauletig, ove pure, fra altri intervenne anche il conte Rodolfo Attems-Sembler, il quale, quando inteso un forte schiamazzo si allontanò dicendo: «Ora poi sono stufo, rinunzio di essere direttore della musica, vedo che loro abusano della mia bontà, vado là e caccio all’istante tutti via ed in caso non avessero ad obbedirmi li faccio arrestare, poiché quando sono in uniforme, sono io responsabile ». Con queste parole ed arrabbiato, s’ allontanò il Conte ed io dopo terminato il quintetto, non volendo lasciare solo il Conte fra quella gente ubbriaca, mi inviai pure solo all’albergo, ove trovai difatti il Conte in un alterco grandissimo con quella gente, fino a che la maggior parte si allontanarono ed alcuni vennero a chiedergli scusa del loro contegno, poscia accompagnarono il Conte a casa (abitava nella bella villa ora non più esistente in Via Dreossi dove sorge il Seminario arcivescovile)». Codesta manifestazione fruttò a Giovanni Nepomuceno Favetti quattordici giorni di arresto ed a Clemente Riaviz due, dando così inizio al doloroso Calvario delle persecuzioni poliziesche dei due patriotti goriziani. * La vigilia del giorno in cui la chiesa festeggia la nascita del precursore di Gesù, Giovanni figlio di Zaccaria e di Elisabetta della schiatta di Aronne, veniva considerata dalla gente dei nostri luoghi tra le giornate più importanti per trarne pronostici per l’avvenire. Questa usanza aveva origini antichissime, e forse, a tenere accesa la fiamma delle superstizioni, avevano contribuito le reminiscenze pagane sopravvissute attraverso il corso dei secoli. In quel giorno la testa delle statue dei San Giovanni posti a protezione dei tre ponti sul torrente Corno, uno del 1738, verso la Grassigna, il secondo in Riva del Corno ed il terzo in Riva Piazzutta, sul cui piedestallo v’era la seguente epigrafe: «Joannes Bap-tista - Favetti - Judex et Rector - Posuit - MDCCXLlV», veniva cinta di una corona di fiori campestri, eh’ era stata intrecciata dalle mani pietose di qualche buona villica. Il popolo non faceva distinzioni tra il Battista, che sulle rive del Giordano aveva praticato il battesimo di penitenza rispondendo alle turbe che lo credevano il Messia : Ego sum Vox clamantis in deserto, e Giovanni Nepomuceno, fatto annegare nella Moldava il sedici maggio 1383, da re Venceslao, che voleva conoscere i segreti di confessione della propria moglie di cui nutriva dei forti sospetti, ma confondeva i fatti dei due Santi raccontando la storia di San Giovanni Battista a questo modo. Re Erode aveva una figlia molto libertina e, per conoscere i di lei peccati, l’aveva fatta confessare da San Giovanni. Questi, non avendo voluto svelare i segreti della confessione ad Erode, era stato condannato alla decollazione. II suo corpo era stato gettato nel fiume, che scorreva sotto le mura del castello reale. Il cadavere del Santo invece di colare a fondo era rimasto galleggiante sulle torbide acque. Intorno al suo capo si era formata un’aurea corona di stelle, che brillava il giorno e la notte di luce inestinguibile e vivissima. * Delle molte superstizioni tuttora viventi ricordiamo questo manipolo. La vigilia di San Giovanni, allo svegliarsi, bisognava osservare di che parte si era coricati. Se si era rivolti verso levante, l’avvenire per quell’anno si prospettava bello, i