Podestà: «Con tutto ciò io mi presterò con quel zelo, e con quel fervore, per il caso che io avessi ancora a rimanere presso il Municipio di Gorizia » (dove egli fungeva da segretario). Queste, ed ulteriori espressioni, che il suddetto consigliere municipale fece nella seduta, produssero una commozione tale negli animi dei suoi amici e conoscenti, che esaltò gli amici suoi, 1 quali già là progettarono di compensarlo con una dimostrazione di gratitudine a lui diretta. Io ero ignaro di tutto ciò che questi hanno progettato poiché, come lo dimostra a sufficienza la mia condotta anteriore e presente non solo, ma anche in diversi decreti che io ricevetti in diverse occasioni, io non ebbi nè per lo passato nè presentemente, alcuna intrinsechezza con quelli che fanno parte dell'altro partito, anzi devo dire, che riconosciuto come attaccatissimo al nostro governo, ebbi ad avere una infinità di collusioni dispiacentissime per tale oggetto. Io trovavami in quella sera circa le ore otto e mezzo alla Trattoria del Pennello (al Passaggio Edling) in compagnia di altri miei conoscenti, coi quali mi ritrovo quasi ogni dopo pranzo, quando ad un tratto venne Giovanni Favetti detto Mago e chiesemi di consegnarli trenta torcie di quelle eh’ io teneva, come sopra esposto, in consegna al-l’uopo che diversi suoi amici sono unammamente d’accordo di fare una dimostrazione, a suo fratello il signor Consigliere municipale, di ringraziamento per il discorso da questo ultimo tenuto all’ odierna seduta municipale. A questi io gli risposi: «Ebbene io te le darò, purché non nascano dei disordini», al che Giovanni Favetti nspondevami, che sarà tutto quieto. Dicevami pure di spedirgli le torcie alla Strada Nuova (verso l’attuale Corso Verdi), poiché non osano suonare fino l’abitazione del Consigliere Municipale Favetti (abitava allo Studeniz). Presenti a ciò che possono testimoniare, che Giovanni Favetti chiesemi a parte erano molti, però credo suffìcente di addurre Giuseppe Meli e Costantino Dorese, chiamato Ippolito. Anzi sedutomi presso quest’ ultimo interrogomi, cosa mi avesse chiesto il Giovanni Favetti ; io gli dissi che mi chiese trenta torcie per lo scopo su indicato, dissemi allora l’Ippolito: «Io non approvo queste cose, sono ignaro del tutto di ciò che accade, perchè nessuno con me conversa in questo riguardo, ed abbenchè faccio il costo nell’Albergo all'Angelo d’ oro, non voglio in questa sera intervenirvi ed andrò per la strada di Sal-cano»; io però gli dissi: «Devo recarmi all’Albergo all’Angelo d’oro onde aspettare certo Valentino Bressan della Banda, che in quella sera eseguì con me, i due Pividor, padre e figlio, e Carlo Pick (il famoso tamburino comunale) un quintetto nella corte del Signor Pauletig de Vialpino (abitava in Contrada Nobile), alla consorte di questo di nome Antonietta (nata Vio). Allora risposemi il detto Ippolito: « Andrò anch’io in sua compagnia colà, onde ovviare possibilmente, se in caso avrebbero progettato qualche disordine ». Io solo dopo avere disposto mediante il mio calzolaio Giovanni Strukel per le torcie, recavami all’AIbergo all’Angelo d’oro, venendo pure meco il giovane Juch e certo Ciau-landi (de Mailly) per sentire la musica. Colà arrivato, recavami immediatamente per sentire la musica con questi due giovani nel secondo cortile onde suonava la musica. Poco dopo osservai che Ippolito, il quale era in un cantone del sottoportico, mi fece cenno di venire da lui. Colà arrivato chiesemi l’Ippolito : « Cosa le pare dell’intenzione che hanno? Del complesso di questa serenata, le torcie ecc.?». A quest’io gli risposi: « Fino a che avessero avuta la Banda sola, ancora, ancora, ma qualora intendono andare colle torcie, mi pare che la cosa si scaldi un pò troppo» allora l’Ippolito mi rispose: « Ecco che sono proprio della nostra idea », ed anzi mi disse che volesse andare a persuadersi di tralasciare il loro progetto, io gli dissi: «Non avendo certa confidenza con loro, non m’impaccio, e piuttosto andiamo noi due insieme colà e procureremo di trattenerli possibilmente a mantenere l’ordine». Devo osservare, che allorché recavami, come già detto, all’Albergo all’Angelo d’oro incontrai in Piazza Grande vicino al caffè, circa le ore nove e mezzo, il Consigliere comunale Favetti ed il dottor Pajer (Luigi) con una terza persona che non mi sovviene il nome, questi erano diretti verso la Contrada Rastello.