Uno che lasciò profonda orma di sè a San Rocco fu il conciapelli Pietro Lasciac, eh’ era stato per molti anni capocontrada di quel borgo. Ecco come un ebdomadario goriziano dava notizia della sua nomina: «Otto Maggio 1873. Pietro Lasciac da Ronzina nominato Capocontrada di San Rocco ... festeggia il su insediamento con lauta cena e fa una passeggiata per il sobborgo accompagnato dai suoi convitati e preceduto da quattro violini, un basso e due trombe ». I sanroccari soprannominati dagli altri cittadini rape (ufiei), si dividevano in due categorie, quelli, dalla Via Vogel, dove cominciava il borgo sino alla chiesa, erano rape senza coda (ufiei senza coda), quelli, dalla chiesa per la Via Lunga o ju pa la vila (lungo il villaggio) sino sotto al Colle di San Marco, erano rape con la coda (ufiei cu la coda). Artigiani per lo più i primi, quasi tutti contadini i secondi. Nei dintorni di Gorizia le donzelle, dopo aver assistito alla messa di San Rocco, appena uscite dalla chiesa donavano al giovanotto, per il quale nutrivano della simpatia, un nastro colorato da porsi sul cappello. Da ciò il detto : Par San Roch, II fantat cui floch 1 (Per San Rocco, il giovanotto col fiocco!) II dono costituiva una simbolica dichiarazione d’amore, da parte della donzella. I giovanotti dopo aver ricevuto quella dimostrazione d’ affetto intonavano una canzone in onore del Santo. Per la Sagra di San Rocco i cittadini facevano visita a quei borghigiani avendo così l’occasione di degustare i dolci tradizionali. Erano questi dei pasticci, che avvolti nella tovaglia (strhcui cuzinàs tal tavajùs), venivano lessati nell’acqua. Dopo cotti si versava sopra di loro del burro liquefatto e poi si cospargevano con del formaggio grattugiato. Questi pasticci, in forma di ferro di cavallo, venivano tagliati a fette e serviti su dei piatti settecenteschi di maiolica bionda, del maiolicaro salcanese. I buongustai che li ordinavano nella rinomata Osteria della Biza in Via Lunga, pagavano venti soldi la fetta. La notte i cittadini, che ritornavano a casa loro, cantavano per le contrade : Vin viodut la Pepa Biza, Che si fazeva i risòs, I risòs fas a ciadena, Comi chei dal ciadenàs. (Abbiamo visto la Beppa Bisa, che si faceva i riccioli, i riccioli fatti a catena, come quelli della catena del focolaio.) * Veniva quinto il Ballo dei Cappuccini (bai dai Capusins), tenuto sul piazzale davanti l'antica Locanda della Lisa poi Alla Croce d’ oro, che si fregiava d’una grande insegna di ferro battuto e dorato di stile roccocò, che attirava tosto 1’ attenzione dei passanti per 106