Precedenti 25 viaggio, esponendo le difficoltà della dimora a Vienna e del ritorno: « Dicono che a Vienna non sia più possibile trovare una vettura o un tassi. 1 biglietti di banca non hanno più valore; solo l’oro e l’argento hanno corso. Per gli Italiani si preparano momenti duri in Austria ». La "stella” resistette fino a Leoben, ma poi pensò bene di non proseguire. A tutte le fermate del treno i viaggiatori ansiosi chiedevano giornali, e molti, persistendo nell’errata attesa di rapida soluzione della guerra, cercavano notizie di eventi decisivi. Giunto a Vienna il 5 agosto trovai che Avama era partito il giorno innanzi per Roma, insieme all’addetto militare colonnello Albricci, per conferire. Non avendone scorto cenno nei giornali appurai che la stampa austro-ungarica, vista la delicatezza dei rapporti italo-austriaci, era stata invitata a non pubblicare notizia di tale partenza, che avrebbe potuto provocare commenti inopportuni. Mi misi subito al corrente degli ultimi documenti diplomatici, che non conoscevo, data la mia assenza da Vienna, e li ricollegai ai precedenti a me noti. E mi sovvenni innanzi tutto di un colloquio nel quale Albricci aveva avanzato l'ipotesi che l’Austria-Ungheria tendesse alla guerra, voluta in varii ambienti austro-ungarici contrari alla Serbia, sia per interessi economici particolari, sia perché il piccolo Stato balcanico precludeva alla Monarchia austro-ungarica la via di Salonicco. Avarna in mia presenza aveva invitato Albricci a precisare le sue informazioni, e poi lo aveva contradetto, affermando che né ambienti né circoli contavano in Austria, ove veramente ed unicamente contava l’imperatore, il quale non voleva la guerra: « L’Imperatore troppe ne ha vedute, e finite a suo danno, perché non voglia evitarle negli ultimi anni della sua vita ». L’Imperatore Francesco Giuseppe aveva per Avama notevole simpatia. A ciò contribuivano forse talune somiglianze e corrispondenze: la esatta correttezza nelle forme, il freddo temperamento burocratico (1), la grave età. , (1) Essendo andato una volta a Schónbrunn a chiedere, per parte di S. M. il Re d'Italia, notizie della salute dell’imperatore, malato