105 MDXX, AGOSTO. 106 una colonna, et da l’altro un’altra cum un breve atomo che dicea : Plus ultra, et faceano uno archo sopra queslo edificio, et nel freggio de l’arco era scritto : Carlos. Ultimamente, sopra tutto queslo era come un sepulchro aperto, dal qual ussiva un liomo come Cristo in resurretion con la croce in mano, da l’arco pendeva una tavoletta azura cum 10 versi di lelere d’oro, li qual per esser in letera minuta et tropo alti non si potea lezer. Tutta questa machina era in bilico, et mutava hor una faccia lior l’altra; le quali tutte si aprivano in dui parti, e mon-stravano dentro una pittura azura stellata come il cielo ; sola la sumilà, dove slava Cristo, era fìssa et ferma. Da l’altro lato di questo catafalco, con un seggio regai lutto adobato d’oro et coperto di un volìo levato da qualro coione, nel quale era uno di sedere in habilo di Re, che havea assistenti dui da lati, in mezzo era una Fortuna dorata che havea in cima una fanciulla che da le chiome gittava aqua. Olirà, su questo catafalco era uno altro archo che havea uno monton d’oro, e nel fronte havia scrito: 67 Velleris aurati fuit liaud ignara poesis: quo fertur Plirixus, quod quoque Cessar habet. Olirà v’era un’allro ch’avea dal primo incontro un homo barbato in seggio regale, el quale havea due teste, et da un lato havea scrilo oriens, da 1’ altro occidens, et intorno la sedia : Janus Deorum pater. De man sinistra havia sotto homeni vestili di pelle tutti irsuti, cum alabarde in mano, feroci, ai piedi di quali si legeva : Genus insuperàbile bello. A man destra dui homeni barbuti in habito tode-sco, et uno era Mannus, et l’altro Tuyston Ger-manicus hercules. Da l’altra faccia de l’arco erano sette arme in bordine, et stimo siano de li electori e principi ; et da un lato el l’altro era scrito : Germania. Un altro havea un Ercule che veniva da le colonne cum l’ydra sotto li piedi, rivolto di menare un caro tiralo da 4 leoni, azuro, nero, rosso et giallo, da li lati del quale fra tutti ussivan queste parole : Dum res est, et aetas .... nunc fas est. Sul caro veniva uno in sembianza di lo Imperalor, et sopra il caro stavano 4 aquile volando cum brevi nel rostro, che l’una havea : Ego Asiee, l’altra, Ego Indice, la terza Ego Affrica, la quarta Ego Europee; et sopra tutte queste era scritto: Nuncia-virnus universo orbi. Su la piaza dove se passava era tiralo un condor de legname per far aparentia d’un medesimo ordine cum la slrada, sul qual stetero due scole de balestrieri di la villa et una de schiopetieri cum le sue arme, che tutte furono in representalion San Giorgio. In capo di questo coridor in testa era fatto uno grandissimo elephante per chiuder l’ussila di la piaza el voltare le genti di casa dii Re, il qual havea un gran castello adosso pieno de armati, et havea ne la sopra veste soa, che era de zendado incarnato, queste parole:...........at multo plus diligi. Olirà queslo dillo erano altri molli assai. Da queslo a la casa del Re erano 5 altri archi, li qual, da 1’ ultimo exceplo pretermetto. Questo represen-lava una fortezza con dui torre che ussivau fuori et chiudeva la via de la porta del Re, inanzi il quale sopra la porta di l’arebo era tulio dorato, et se apriva medemamenle come li altri, et dentro sibille et profeti cum brevi in mano, et da un lato el da l’altro de l’arco era due leoni di gran rilevo, un nero che ne la boca havea breve, cum queste parole : tene quod habes, l’altro era azuro et medemamenle monstrava quest’altro : ne ultra accipiat coronam tuam ; el questo leone havea una corona d’oro in capo : del qual ditto si è mormorato assai. Per questa via passò il Re cum gran numero di cavalli, et altra compagnia, dove fu da notare, che questa villa delle di questa monstra 300 homeni da cavallo vestili di raso et damasco beretino, el da 100 di piedi che portavano torze del medesimo colore vestiti, ma in vero la compagnia non fu di quella superba vista et ridia che monstrarono anglesi. Dicono che furono 4000 torze. D. Marino Sanuto. Copia di letere di ambassadori francesi, scritto C9l nel suo partir da sguizari a li Cantoni. Magnifici domini. A vui de bon core se raco-mandemo. Da poi che in la ultima dieta è sta concluso che nui debiamo mandar a la Maestà del Re i arliculi [ier vui dati, li qual simelinenle ne offerivi referir a i nostri signori et superiori : nui liavemo manda i articoli et conclusion de la dieta a la Maestà sua, la qual quelli visti et considerali, ne ha risposto che la non poi ne die essi articoli senza grave incomodo e danno ralitidiar, per causa potissima, per-•chè in la reception de quelli tutti i cantoni de sgui-zari non concordano a cerle rechieste sono sopra-gionle, per le qual potriano nascere dissention et differentia, di le qual dissension la Maestà sua non voi esser causa, ma più presto aderirsi a la pace et (1) Le carte 67*, 68 e 68* sono bianche. Solo in quest’ ultima c’ è l’indirizzo della precedente lettera originale a Marino Sanuto,