262 Il Manifesto di Wilson allora che avevamo sperato una diversa e migliore soluzione, poiché Clemenceau aveva detto ripetutamente che ci avrebbe aiutato per farci avere Fiume, se avessimo fatto delle rinuncie in Dalmazia. Ora noi cedevamo tutta la terraferma dalmata del Patto di Londra, restando città libere solo Zara e Sebenico. Aggiunsi che Lloyd George aveva detto al presidente Orlando che, per Fiume, egli si rimetteva a quanto avessimo concordato con Wilson. Dissi a Kerr che avrei dato subito ad Orlando comunicazione di quanto egli mi aveva detto, e che gli avrei fatto sapere una risposta. Kerr concluse che Lloyd George restava a nostra disposizione. La Delegazione italiana, cui do notizia di quanto mi ha detto Kerr, decide inviare subito Cellere da Wilson e Imperiali da Lloyd George per chiarire il punto di Fiume. Si provvede a chiedere un appuntamento telefonicamente, mentre i Tre sono in casa di Wilson. Wilson fa rispondere che, essendo ora occupato, riceverà appena possibile Cellere. Lloyd George prega Imperiali di andare sùbito, e, vedutolo, gli dice, fra altro, che occorre decidere prima della pubblicazione del Manifesto di Wilson stabilita per domattina. Ore 17. Mentre la Delegazione italiana delibera, ci viene recato il Temps che contiene già stampato il Manifesto di Wilson. Sorpresa e indignazione fra i Delegati. Sonnino propone si mandi sùbito la lettera concernente il ritiro dell’Italia dalla Conferenza, approvata martedì mattina e non ancora spedita; Barzilai irritatissimo osserva che non si può mandarla, perché essa implica la rinuncia a Fiume. Barzilai invoca fra altro, per Fiume, l’autorità e la parola del Re. Dopo vivacissima discussione, durante la quale Barzilai si allontana dalla stanza e non ritorna se non richiamato, viene deliberata un’altra redazione di lettera. Tale lettera viene sùbito inviata, in esemplare identico, a Clemenceau e a Lloyd George; e trasmessa, per informazione, al presidente Wilson ed al Primo delegato giapponese.