La neutralità italiana giustificata [ aggiungendo che nulla di tutto ciò era stato fatto conoscere all’Italia, la quale era lasciata all’oscuro di ogni cosa sino all’ultimo momento, e soltanto la vigilia aveva avuto dal-l’Austria-Ungheria comunicazione di quanto essa si proponeva di fare contro la Serbia. Ed a tutte le questioni che quotidianamente gli rivolgevo circa i propositi dell’Austria-Ungheria, Jagow aveva sempre risposto che non ne era informato; che sapeva bensì che l'Austria-Ungheria voleva chiedere energica soddisfazione alla Serbia e che trovava legittima tale sua intenzione, ma che non sapeva affatto in qual modo essa avrebbe proceduto e che in ogni caso non nc sarebbero certo risultate gravi complicazioni. Ed alle mie ripetute obiezioni che una azione contro la Serbia avrebbe inevitabilmente trascinato un intervento russo, Jagow aveva sempre replicato che la Russia si sarebbe limitata a protestare platonicamente, a note diplomatiche, ma in definitiva non avrebbe fatto come altre volte che un bluff. Ora invece risulta nel modo più positivo, da pubblicazione ufficiale, che nel dare la sua adesione preventiva all’azione deU’Austria-Ungheria la Germania si rendeva perfettamente conto delle conseguenze cui ciò poteva dar luogo di fronte alla Francia. Cosi essendo, era dovere assoluto deH’Austria-Ungheria e della Germania, e non solo in forza del Trattato della Triplice Alleanza, di prevenire l’altra alleata per porla in grado di esprimere il suo avviso in materia di cosi enorme importanza e di prendere almeno i preparativi necessari. L’Austria-Ungheria e la Germania non lo hanno fatto; hanno posto invece l’Italia di fronte ad un fatto compiuto, concordato precedentemente fra di loro, e l’hanno messa cosi nella impossibilità di provvedere; mancando esse ai loro impegni verso noi, cessava in noi l’obbligo previsto dal Trattato. Se la decisione adottata dal R. Governo aveva ancora bisogno di una giustificazione, questa ci sarebbe luminosamente fornita dal Libro Bianco.” Nel compartimento del treno per Vienna mi trovai in compagnia di una "stella” cinematografica italiana e di un auditore di Nunziatura, divenuto poi Cardinale, che rientrava in sede. La “stella” dopo qualche tempo narrò che voleva andare a salutare un suo amico ufficiale ungherese. Chiese: « Ma non è poi detto che "tutti” gli ufficiali debbano morire in guerra, non è vero? » L’auditore le sconsigliava il