Una poesiola di San Giuliano 51 penna, meglio si prestava alla sua mano ed alle sue dita anchilosate daH’artrite; la scrittura benché malcerta e distorta mostra però nelle parole più importanti e nella firma una volontà ferma e sicura. Se mai un giorno si pubblicheranno per intero i suoi telegrammi, e specie quelli dal 23 luglio al 4 agosto, si vedrà la prontezza, acutezza, duttilità, tenacia del pensiero di San Giuliano. Immediatamente, lealmente, egli si adoperò in ogni modo a Vienna, a Berlino, a Belgrado, a Londra, a Pietroburgo, a Parigi, attraverso proposte, adesioni, mediazioni e dilazioni per evitareja disastrosa conflagrazione da lui preveduta. Di ingegno potente e fervido, di cultura profonda, San Giuliano ostentava talora un cinismo amaro che nascondeva in realtà un fondo intensamente patriottico e talora persino sentimentale. Credo sia tuttora inedita questa poesiola che egli scrisse poche ore prima di morire: In pugliese Salandra, in meneghino Mar cor a, narreranno le mie gesta. Leggendo il funerale del cugino, Giovannino (x) dirà : « Che bella festa ! » Sosterrà De Martino (2) che son morto perché son nato, ahimè, di venerdì ; inventerà mia nuora in modo accorto virtù del nonno ad educar Nini. Torre (3) dirà che la mia colpa vera fu non aver seguilo i suoi consigli. Penserà Merey : ”Morir debbo anch’io, dei fratelli siamesi (4) è questo il fato” ; Garbasso (5) prima dell’estremo addio ’’Agli atti” la mia morte ha già passato. (1) Giolitti, come San Giuliano, cavaliere dell'Annunziata. (2) Segretario generale del Ministero degli Esteri. (3) L’on. Andrea Torre, del Corriere della Sera. (4) Trovo in un rapporto di Flotow al cancelliere tedesco (Roma, 26 febbraio 1914) che San Giuliano gli aveva detto, a proposito del- 1 Austria e deH’Albania: « Noi non possiamo presentarci in Europa che come fratelli siamesi, altrimenti appariremo in conflitto » (Die Grosse Politik etc. Voi. xxxix, pag. 332). (5) Capo di gabinetto di San Giuliano.