Che farà l’Italia ? 55 di proposito informare esattamente delle proprie intenzioni l’Italia, perché temeva che l’Italia dimostrasse la sua opposizione, come nel 1913, secondo la rivelazione di Giolitti ricordata di sopra; od eventualmente ne informasse altri. Forgàch credette anche insistere in quell’occasione su quanto mi aveva detto altra volta, e cioè che, di fronte alle congiure criminali serbe, la guerra deH’Austria-Ungheria contro la Serbia era quanto di pili « difensivo » si potesse immaginare. 10 partii da Vienna senza sapere per qual motivo fossi stato chiamato da Salandra. Giunto a Roma mi recai a palazzo Braschi. Salandra mi disse che Sonnino mi aveva chiesto come suo capo di gabinetto. Vidi subito Sonnino. Né con Salandra né con Sonnino fu parlato con precisione delle intenzioni prossime dell’Italia (1). Sonnino concluse il colloquio cosi: « Dio ce la mandi buona ». Nemmeno De Martino, segretario generale agli Esteri, col quale iniziai discorso sul soggetto, aveva opinioni o previsioni precise in proposito. Ricordo che mi rispose: « Io ho la convinzione che l’Italia uscirà bene da questa guerra ». Gli dissi: « Senza entrare in guerra? ». Egli mantenne il suo contegno riservato. 11 5 novembre presi possesso del mio ufficio. Rammento che detti ordine di cambiare un panno verde che era, in (1) Anni di poi ebbi occasione di leggere, fra talune lettere private che Sonnino dirigeva a persona per cui aveva profonda amicizia e intera confidenza, i brani seguenti: «22 ottobre 1914... La ringrazio dell'ultima sua lettera e dei voti ed auguri che fa per me nella supposizione che Salandra si rivolga a me per gli Esteri. Per ora non ce n’è ombra... Per ora nulla di nuovo nelle sorti della guerra o nella condotta dell’Italia. Credo probabile che si vada a Valona - non so nemmeno capire perché si esiti tanto ad andarci - ma ciò non muterà nulla nella situazione generale - e per ulteriori svolgimenti bisognerà probabilmente aspettare all’anno nuovo ». E il 25 ottobre: « Dopo impostata la mia lettera ierlaltro 23, a Quercianella ho ricevuto una chiamata a Roma, e sono venuto qui nella notte invece di andare a Firenze. Credo di aver persuaso Salandra che in questo momento sarebbe un errore il cedere l’interim, che egli ha assunto, degli Esteri, e che conviene rimettere impregiudicata ogni decisione a più tardi. Del resto, lascio dire ai giornali quello che vogliono, e non smentisco nessuna affermazione loro o supposizione». (Cfr. a pag. 313)