214 Le questioni italiane dimora del presidente Wilson (il, Place des États Unis), non assistette dapprima alcun segretario, ma solo l’interprete francese Mantoux. Successivamente, dal 19 aprile e sino alla firma del trattato di Versailles (28 giugno 1919) fui chiamato ad assistervi insieme con Sir Maurice Hankey per VInghilterra. Tutti prendevano appunti: Mantoux per valersene a scopo delle sue traduzioni verbali immediate in francese od inglese, Hankey in inglese, io in italiano. Non conosco quelli di Mantoux. Hankey, come dico nella prefazione a questo volume, ne formava dei verbali sotto forma di Notes per uso della Delegazione inglese, che egli rimetteva poi anche a Wilson, Cle-menceau, Orlando ed a pochissimi altri. Le Notes di Hankey non furono mai sottoposte ad approvazione formale e pertanto non sono documenti ufficiali. Contro di esse non furono però mai presentate obiezioni dai Quattro. Ed esse corrispondono, quasi alla lettera, ai miei appunti, che io leggevo, dopo le sedute, e presente Orlando, nelle riunioni della Delegazione italiana (Orlando, Sonnino, Salandra, Saivago, Barzilai). Io traducevo, scrivendole affrettatamente in italiano, a mano a mano che erano pronunciate, le conversazioni che avvenivano in inglese e in francese. Tale italiano di necessità, è molto impuro ; conserva però le parole che si accostano il pili possibile alle espressioni usate nella loro lingua dai singoli oratori. Lo stesso 24 marzo fu stabilito che i Quattro avrebbero trattato fra loro le questioni ancora da risolversi in quest’ordine : Riparazioni (indennità) ; Garanzia da darsi alla Francia contro un improvviso attacco tedesco ; Frontiere italiane. Le questioni italiane, che erano già state accennate in talune sedute ufficiali, principalmente in una del 18 febbraio, ove esposero il punto di vista jugoslavo Vesnic e Trumbic, furono riprese dai Quattro il 3 aprile, quando Orlando venne improvvisamente richiesto di esporre il punto di vista italiano. La esposizione e la discussione tra Orlando e Wilson durarono quel giorno dalle 11,30 alle 13. Mentre i capi dei Governi erano già in piedi per uscire, Lloyd George disse : « Ora