20 L'« ultimatum » alla Serbia r Interruppi ¡1 congedo per ritornare in sede, ma via Roma, desiderando avere qualche lume sulla situazione. Alla Consulta nulla seppi di decisivo, ma il capo di gabinetto del ministro San Giuliano mi espresse il dubbio che la Triplice Alleanza esistesse ancora. Domandai se il duca Avarna, nostro ambasciatore a Vienna, che sapevo meticoloso informatore, avesse fornito tempestivi particolari sulle intenzioni e l’azione dell’alleata. Mi fu risposto che il Governo italiano aveva avuto notizia deh'ultimatum alla Serbia il 23 luglio, dall’Ambasciata austro-ungarica a Roma, con la informazione che esso sarebbe stato rimesso in quel pomeriggio al Governo di Belgrado. Il testo dell 'ultimatum ci fu comunicato il 24. Come ho detto, sapevo Avama meticoloso informatore. Egli soleva recarsi al Ministero degli Esteri quasi ogni giorno e talvolta due volte al giorno. I vecchi cavalli ed il vecchio cocchiere del coupé dell’ambasciatore, che non aveva mai voluto adottare automobile, stavano in permanenza ogni pomeriggio nel cortile dell’Ambasciata, pronti all'ordine di condurre Avarna al Ballplatz. Ma ero stato con Avama abbastanza tempo (dal novembre 1913) per conoscere che egli non soleva oltrepassare mai le precise istruzioni ricevute; egli riferiva letteralmente quanto gli veniva detto in risposta alle domande da lui formulate in letterale conformità a tali istruzioni; ma, in parte per reale coscienza o volontario atteggiamento di mediocrità, in parte per prudenza e formalismo di mestiere, non tendeva a mettere niente di suo fra proposta e risposta, o a scrutare per conto proprio il fondo delle cose. Riferirò un aneddoto. Come è noto, le Delegazioni della Duplice Monarchia si riunivano ogni anno alternativamente a Vienna e a Budapest. Quando si riunivano a Budapest il ministro degli Esteri ed i più alti funzionari del Ballplatz si recavano colà. Cosi accadde anche nel maggio del 1914. Lo sdoppiamento avveniva anche per le principali Missioni diplomatiche, di cui una parte, col capo, si recava a Budapest, mentre l’altra rimaneva a Vienna. Era inteso che le maggiori questioni politiche fossero trattate dal capo Missione che si trovava a Budapest in contatto col mini-