Il ritorno ai Quattro coi delegati germanici. Nutriamo fiducia che questa riunione potrà essere ritardata a mercoledì per permettere nostra presenza mercoledì. - Prego darmi di ciò assicurazione ». Lunedi, 5 maggio. Confermo per telefono a Parigi la nostra partenza per questa sera. Gli ambasciatori hanno fatto, oggi alle ri, le comunicazioni prescritte dal telegramma di ieri. Appena Bonin ne ha parlato al Quai d’Orsay, Pichón si è # precipitato » in automobile ad avvertirne i Tre. Partenza per Parigi alle 21,30. Martedì, 6 maggio. In treno. Orlando mi dice star considerando se soluzione non possa essere: Trattato di Londra, Arbitrato per Fiume. Poi: « Bisogna pensare a sostituire, nella Delegazione, Sa-landra e Saivago ». Dico: « Perché non nominerebbe Tit-toni? » Risponde: «Sì, ma come persuadere Sonnino? » Ne parlo a Sonnino. «Guai! guai! Sarebbe il peggiore di tutti ». « Sa condurre gli affari. » « Si vede: la Bosnia e la Erzegovina! A Parigi era odiato da tutti. » « Perché lo temevano. » Parigi, mercoledì, 7 maggio. Hòlel Edouard VII. Giunti a Parigi ore 8,45. Hankey ha scritto ad Imperiali pregandolo di avvertire Orlando, al suo arrivo, che il Consiglio supremo (dei Quattro) si riunirà oggi, in casa di Wilson, alle ore 11. Secondo la nostra richiesta, l'incontro coi Tedeschi non è avvenuto ieri, ma avverrà nel pomeriggio di oggi, a Versailles. Orlando ed io entriamo, alle 11,15, nella solita stanza, in casa di Wilson, ove si tengono le riunioni dei Quattro. Vi si trovano già Clemenceau, Wilson, Lloyd George, Hankey e Mantoux.