427 MDXX, NOVEMBRE. 428 259° Serenissime Princeps et Excellentissimi Domini, domini mei observandissimi. L’ultima scrissi a la Serenila Vostra fu da Famagosta de dì 13 passato, per la qual dinotai il partir mio da questo logo in quella note; ma per tempi dimorai infino a di 14, nel qual zorno, a hore 24 detti la vela, el con lo ajulo divino a dì 25, a hore 22, gionsi in queslo locho de Baruto, nel quale siamo siali (ino a dì 9 Oltobrio aspelando quelli dì 10 assai quietamente; ma in dillo zorno la matina si discoperse da vele 15, de le quale nove erano quare Ira barche e gaiioni, et 4 galìe sotil con do fusle, le qual veneno de longo a dar fondi qui a Baruto per prua de nostre galìe. El immediate che aveno sorto, per quel capitano mi fu falò intender i ge erano franzesi et nostri amici, et che poi li dovesse mandar el mio almiragio; ai quali resposi non lo poter mandar per che immediate mori, vedendo tal cossa, meterano a sacho la roba de tutti li nostri merchadanli che si atrovavano in terra e quelli tagliariano a pezi : et subito mandai due nostri zentilhomeni a dillo capitano per pregar soa signoria voler aver rispetto a la nacion venitiana, e se si faceva qualche novità a la terra, tutti quelli nostri sariano mal menati et morti et il simil le robe sue, e che sua signoria sapeva ben quanto amor et fede erano tra la Majestà dii suo Re e la mia Signoria de Venezia ; et che l’averlisa ben quello fazeva, perchè tutlà la mina riverliva sopra la nation venitiana. Il qual rispose che ’l voleva al tutto andar a disnar in Baruto, tutta fiata bersagliando la terra al più che poteano con lulla l’armata, e mandomi a dir per ditti zentilhomeni, che io li mandassi li doi patroni di le galie, judico per obslasi, et che erano nostri amici, dubitando che per la galìa non li fusse fato qualche arsallo per il meter di la gente in terra ; e si non fusse stà tal suspeto ariano dato l’arsalto da doi bande, che facili si arebe pos-sulo sì in la terra non fosse stalo manifestissimo il danno a la nation nostra. Come ben poi esser certa la Sublimità Vostra, gli feci intender non li poteva mandare, perché la Signoria nostra non voleva si parliseno di le sue galìe. Et da poi, l'alto lo impeto grandissimo cum le artegliarie, comenzoruo imbarcar su le lor barche et galìe sotil, et mandò a chieder che Io li mandassi le barche nostre de le galìe et de la nave, per poter cum queste discargar le sue zenle. A qual risposi non li voler dar per questi ri- (i) La carta 258" è bianca. spelli sopra dilli, benché non manchorno de usare qualche parola fastidiosa; et cussi se ne andorno a la volta di una spiazuola pocho distante da la terra et le 4 galìe deteno fondo lì, imbarcando fra barche et galìe da circha homeni 800 e più, cum arme, il forzo di schiopeti, aviandoli a la volta di la terra. Mori us-sino a l’incontro et tandem fuzirno ditto cristiani, et ne hanno talgialo a pezi da 400 in suso, li quali poi souo siali numerali per alcuni di quelli nostri, e il resto si butorno a l’aqua; et immediate seguilolgi lai dannosa et vergognosa rota, si levorno lutti li na-vilii lenendo la volla di ponente, et poteva esser circa hore 23. El da poi partita ditta armala, mi fu accertalo, per uno jenoese el qual era stato sopra dila armata, avanti il partir di quella è stà morlo in tal impresa in terra il suo grande armirante, quale chiamano capitano, qual era franzoso, et avea sotto se le 4 galìe et parte di le barche ; el tegnio che vi era in conserva in queslo numero li doi gaiioni armali per il Pontefice et qualche altro corsaro, che a Rodi si possino aver congionlo. Le cose de qui da terra sono stale in manifestissimo pericolo, per la gran quantità di vilani et altri, da forsi 10000 persone, quale stetero per tutto di 9 et 10 dii mexe in alegreza de la vitoria conseguita, portando le teste de cristiani in cima lanza, con.......tenendo le porte serrate, e con tal furor che puocho è inanellato che li nostri non siano stali svalisali et malmenati ; et cussi quelli do zorni tulli marchadanli sono stati serali in caxa con grandissimo spavento, nè hanno potuto parere a le mostre che erano quelli doi giorni che fenivano la muda. Et a li 11 da 259 * matina, con grandissima diflicullà et pericolo alcuni de li mercadanti si reduseno in galìa, exclamando che si lese qualche provision per poter cargar la roba che aveano fatto re legni r per strada, aziò non fusse svalisata. Et io, eognoscendo quanto l’importava e quanto poteva esser danno et discomodo per la nacion nostra di le robe restava nel paese apresso l’altra la gran quantità che si ritrovava, che chiamai Consejo di XII et misi per parte che, alento la legittima causa sopra dilta, la muda fusse prolungata per doi allri zorni, che fono li 12 dii mese. Et cussi fu preso, et cargato con lo ajuto di la Divina Majestà, computa quello erano slà cargato per avanti tutto da Tripoli a qui da colli 10000. Apresso, dinoto a la Sublimità Vostra, per il clarissimo rezimenlo di Cipro, a dì 9 di l’instante, mi fu mandato le do galìe sol il Trevixana el Faìiera, quale gionseno preste a di 10 a hore 2 di zorno, et più preslo non haveano possalo venir, e questo per il suspeto che quel eia-